Tuesday, 24 November 2009
Monday, 23 November 2009
For Adam
Un piccolo schizzo per un murale che intendo disegnare nella camera del piccolo Adam
Mi sono ispirato a Lou Romano ed a Miroslav Sasek, ma per ora non credo di aver reso giustizia a nessuno dei due...
Friday, 30 October 2009
Cheer up, Brian, you know what they say:
I love this. It cheers me up, no matter what.
----
Some things in life are bad
They can really make you mad
Other things just make you swear and curse
When you're chewing on life's gristle
Don't grumble, give a whistle
And this'll help things turn out for the best, hey
Always look on the bright side of life
Always look on the light side of life
If life seems jolly rotten
There's something you've forgotten
And that's to laugh and smile and dance and sing
When you're feeling in the dumps
Don't be silly chumps
Just purse you're lips and whistle, that's the thing
And, always look on the bright side of life
Always look on the right side of life
For life is quite absurd
And death's the final word
You must always face the curtain with a bow
Forget about your sin
Give the audience a grin
Enjoy it, it's your last chance anyhow
So, always look on the bright side of death
Just before you draw your terminal breath
Life's a piece o' shit
When you look at it
Life's a laugh and death's a joke it's true
You'll see it's all a show
Keep 'em laughing as you go
Remember that the last laugh is on you
And, always look on the bright side of life
Always look on the right side of life
Come on, Brian cheer up!
Always look on the bright side of life
Always look on the right side of life
Worse things happen at sea, you know!
I mean, what do you have to lose?
You come from nothing
You go back to nothing
What have you lost? nothing!
Friday, 16 October 2009
Meet Adam!
Ciao a tutti.
Il 2 ottobre, esattamente quattro ettimane fa, mia moglie Leen ha dato alla luce Adam.
Per i lunghi mesi della gravidanza non abbiamo praticamente parlato d'altro, quindi il suo arrivo, che comunque cambia tutto, non mi ha sorpreso.
(no, non è vero, quando l'ho visto per la prima volta uscire dall pancia sono scoppiato apiangere come la vincitrice di un concorso di bellezza)
È piccolo e buffissimo, non ci lascia dormire e lo amo tantissimo.
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Adam; life
Thursday, 24 September 2009
News on the march
Due giorni fa ho sentito un'intervista buffissima sulla BBC.
In occasione dell'attentato costato la vita a 6 militari italiani a Kabul, i politici dello stivale hanno pronunciato una prevedibile serie di frasi di circostanza annunciando "exit strategies" ma anche "rinnovato impegno nella missione" etc.
Sorpresi da uscite contraddittorie (persino per un paese come il Regno Unito dove i politici cercano sempre di correre sul filo) all'interno della stessa coalizione o addiruttura partito, i giornalisti inglesi hanno chiesto lumi a un senatore PdL.
Riassunta all'osso la conversazione suonava così:
D: "Ma quale è la vostra posizione?"
R: "Restare in Afghanistan, abbiamo un impegno."
D: "È quello che ha detto il vostro ministro degli esteri, ma il presidente del consiglio ha invece detto che vuole portare a casa i vostri soldati al più presto, non vede una contraddizione in questo?"
R: "No."
D: "Berlusconi sta cercando di compiacere gli Italiani con queste dichiarazioni?"
R: "No, perché la nostra politica non la decidono i Talebani. Noi siamo in missione di pace e resteremo. Poi, ovviamente Berlusconi cerca di compiacere gli Italiani dicendo così."
Ok, il senatore forse ha perso la sfumatura del temine "to play to the Italians' sensibility" e ha involotariamente confermato la domanda del giornalista, mentre voleva dire che Berlusconi "tiene conto dei sentimenti degli Italiani". È ridicolo ma in Italia ci dobbiamo accontentare che il senatore parli Inglese (un Inglese un po' infelice quando ha detto che l'Italia ha già perso "20 guys" in Aghanistan, che letteralmente si traduce con "venti tizi").
Les duellants françaises
Sempre dalla BBC news apprendo che in Francia é cominciato il processo che vede l'ex ministro De Villepin imputato di aver dolosamente cercato di discreditare l'attuale presidente Sarkozy, attraverso una trama complicata fatta di conti esteri e altre amenità.
Quegli esagerati dei Francesi lo chiamano "il processo del secolo" e il commentatore inglese affermava che se fosse stata editor per una collana di libri thriller e se un autore gli avesse proposto una trama del genere, lei l'avrebbe sicuramente scartata per il poco realismo.
Dannazione, vuol dire che dovrò rivedere il plot del mio libro!
Parla di un potente tychoon dei media, con un debole per le donne, che costruisce le sue ricchezze grazie ad agganci con la mafia, la massoneria ed ancora tramite un complicatissimo ginepraio di società off-shore che gli garantiscono fondi neri per innaffiare di tangenti il presidente del consiglio. In seguito nemmeno le confessioni o le condanne degli avvocati, dei manager, delle prostitute di questo tychoon o le rivelazioni di collaboratori di giustizia riescono a portarlo in carcere perché nel frattempo ha usato il suo potere mediatico e il fallimento della classe politica che lo ha generato per farsi eleggere primo ministro e fare leggi che gli garantiscono l'immunità.
Altri commenti
È uscito Il Fatto Quotidiano.
È il buon giornale che mi aspettavo. Ci sono ampi margini di miglioramento, ma per essere un giornale fatto da una manciata di persone è davvero ben fatto. La qualità degli articoli ottima. Speriamo duri.
In occasione dell'attentato costato la vita a 6 militari italiani a Kabul, i politici dello stivale hanno pronunciato una prevedibile serie di frasi di circostanza annunciando "exit strategies" ma anche "rinnovato impegno nella missione" etc.
Sorpresi da uscite contraddittorie (persino per un paese come il Regno Unito dove i politici cercano sempre di correre sul filo) all'interno della stessa coalizione o addiruttura partito, i giornalisti inglesi hanno chiesto lumi a un senatore PdL.
Riassunta all'osso la conversazione suonava così:
D: "Ma quale è la vostra posizione?"
R: "Restare in Afghanistan, abbiamo un impegno."
D: "È quello che ha detto il vostro ministro degli esteri, ma il presidente del consiglio ha invece detto che vuole portare a casa i vostri soldati al più presto, non vede una contraddizione in questo?"
R: "No."
D: "Berlusconi sta cercando di compiacere gli Italiani con queste dichiarazioni?"
R: "No, perché la nostra politica non la decidono i Talebani. Noi siamo in missione di pace e resteremo. Poi, ovviamente Berlusconi cerca di compiacere gli Italiani dicendo così."
Ok, il senatore forse ha perso la sfumatura del temine "to play to the Italians' sensibility" e ha involotariamente confermato la domanda del giornalista, mentre voleva dire che Berlusconi "tiene conto dei sentimenti degli Italiani". È ridicolo ma in Italia ci dobbiamo accontentare che il senatore parli Inglese (un Inglese un po' infelice quando ha detto che l'Italia ha già perso "20 guys" in Aghanistan, che letteralmente si traduce con "venti tizi").
Les duellants françaises
Sempre dalla BBC news apprendo che in Francia é cominciato il processo che vede l'ex ministro De Villepin imputato di aver dolosamente cercato di discreditare l'attuale presidente Sarkozy, attraverso una trama complicata fatta di conti esteri e altre amenità.
Quegli esagerati dei Francesi lo chiamano "il processo del secolo" e il commentatore inglese affermava che se fosse stata editor per una collana di libri thriller e se un autore gli avesse proposto una trama del genere, lei l'avrebbe sicuramente scartata per il poco realismo.
Dannazione, vuol dire che dovrò rivedere il plot del mio libro!
Parla di un potente tychoon dei media, con un debole per le donne, che costruisce le sue ricchezze grazie ad agganci con la mafia, la massoneria ed ancora tramite un complicatissimo ginepraio di società off-shore che gli garantiscono fondi neri per innaffiare di tangenti il presidente del consiglio. In seguito nemmeno le confessioni o le condanne degli avvocati, dei manager, delle prostitute di questo tychoon o le rivelazioni di collaboratori di giustizia riescono a portarlo in carcere perché nel frattempo ha usato il suo potere mediatico e il fallimento della classe politica che lo ha generato per farsi eleggere primo ministro e fare leggi che gli garantiscono l'immunità.
Altri commenti
È uscito Il Fatto Quotidiano.
È il buon giornale che mi aspettavo. Ci sono ampi margini di miglioramento, ma per essere un giornale fatto da una manciata di persone è davvero ben fatto. La qualità degli articoli ottima. Speriamo duri.
Thursday, 17 September 2009
17 Settembre
Negli ultimi mesi, nelle lunghe ore che passo in macchina spostandomi tra casa e lavoro, sto organizzando molte delle mie idee su alcuni massimi sistemi come la politica e la narrazione.
Fortuna che in mio soccorso, perché è facile impantanarsi nelle paludi ideologiche o lasciarsi portare via da correnti di luoghi comuni, ci sono teste del calibro di Marco Travaglio, Daniele Luttazzi, David Simon o Alan Moore.
Credo di starmi fianlmente formando un punto di vista politico e forse addiruttura una "poetica", che spero possano riflettersi in un progetto che piano piano prende forma nella mia testa.
Ho sempre avuto opinioni, anche politiche. Talvolta anche molto nette, ma mai uno sguardo, come dire, organizzato sul mondo. Una weltanschauung. O perlomeno, non l’ho più avuto da quando ho scelto di abbandonare i dogmi religiosi che prima accettavo.
Do molti pensieri alla situazione e al destino del Bel Paese, ovviamente. Ne sono forse un po’ ossiessionato, ma credo che la ragione sia che lo amo ancora e che non riesco a fregarmene.
Non so, forse parlare di “amore” è sbagliato. “Ossessione” va meglio. Forse se lo amassi veramente non sarei solo preoccupato delle sorti del paese ma farei anche qualcosa.
Comunque, venendo a quello che volevo dire oggi: questo articolo di Giorgio Bocca mi ha colpito perché riesce a sintetizzare bene come l'Italia sia passata (e come facilmente anche altri paesi potrenno passare) da una democrazia sostanziale (seppur affetta da una classe politica inadeguata, a volte incapace e spesso diseonesta) ad una democrazia solo apparente.
Certo, resta la Costituzione, ma credo che lo sforzo necessario per risalire la china sarà sovrumano. Anche alla luce della Costituzione.
Una frase di Daniele Luttazzi mi ha colpito, è tratta dalla presentazione del suo ultimo libro: “la popolarità si sostituisce alla legittimazione”.
Io voglio sperare che persino la maggiornaza che è stata fin'ora capace di votare Berlusconi (una maggioranza relativa, non va dimenticato) lo abbia comunque fatto sapendo, anche solo inconsciamente, che il sistema democratico stesso l'avrebbe tutelata.
In altre parole, non credo che molti abbiano votato Berlusconi delegandogli pieni poteri.
È una delle garanzie dei sistemi democratici: ogni 4,5 o 6 anni si consultano i cittadini per sapere a chi volgiono dare il potere.
Questo, certamente, non ha impedito l'ascesa di personaggi dalle totalitaristiche ambizioni che una volta al potere hanno sfruttato la loro popolarità per ribaltare le regole democratiche e auto proclamarsi "imperatori", tuttavia se gli stessi candidati avessero annunciato sin da principio le loro intenzioni non avrebbero goduto di altrettanto consenso.
Noi non presteremmo la nostra macchina a chiunque, né daremmo i nostri figli in mano a sconosciuti, giusto?
Eppure lo facciamo, alle volte diamo le chiavi della nostra auto a sconosciuti o lasciamo i nostri figli in custodia a gente che non abbiamo mai visto.
Recandomi in un ristorante di lusso sono ben lieto di lasciare che il parcheggiatore sistemi la mia auto per me, così come, una volta accertata la bontà di un istituto mi rimetto al giudizio della sua presidenza sulla sceltadei professori che insegneranno matematica a mio figlio, giusto?
Non solo perché ritengo che il preside della scuola o il proprietario del ristorante abbiano fatto le oopportune selezioni per il loro personale, ma anche perché se dovessi essere insoddisfatto del servizio (la mia amacchina mi é restituita con una fregiatura o mio figlio mi racconta che il porfessore è sempre assente) potrò sempre decidere di non andare più al tal ristorante o di cambiare scuola.
E se il parcheggiatore dovesse rivelarsi un ladro d'auto o il professore un pedofilo, so che la struttura sarà punibile.
Diversamente, se un amico dovesse chiedermi un'auto per un favore privato, ecco che giustamente mi pongo qualche scrupolo in più. Se il mio migliore amico ha appena avuto al propria auto confiscata per eccesso di velocità in stato di ebrbrezza, ecco, forse al mia auto non gliela presto. Allo stesso modo scrutinerò attentamente il curriculum di una potenziale baby sitter chiedendo referenze o persino certicficato penale prima di lasciarla sola con i miei figli.
Godere della temporanea fiducia di un elettore non vuol dire aver il permesso di fare tutto, anzi: vuol dire eseguire attentamente quanto è da noi richiesto nel rispetto di quelle regole grazie alle quali l'elettore si è sentito fiducioso nell'eleggermi.
Mi pare un discorso ovvio, ma persino l'ovvio è oggi materia di dibattito.
Friday, 11 September 2009
Monday, 7 September 2009
Wednesday, 5 August 2009
Monday, 27 July 2009
Promesse da re
Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".
“Urca” disse Erode “va bene lo stesso un bracciale con una tartarughina?”
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Friday, 24 July 2009
Il potere delle parole
Okay, il titolo è un po' esagerato per oggi.
Ho finito una sceneggiatura.
Cavolo, tra poco ne avrò finita persino una seconda.
Sono storie brevi, sette pagine l'una, ma ne sono molto contento.
La cosa strana è che probabilmente non le disegnerò io.
Vi tengo aggiornati.
(la foto viene da QUI, ringrazio Danny Otlaw per la segnalazione)
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Thursday, 23 July 2009
Supercazzola prematurata
Il direttore di “Avvenire”: Forse avrete notato che ieri nella prima pagina di Avvenire non c’era alcun cenno alle ultime spiegazioni avanzate da Silvio Berlusconi. Quelle per intendersi sul «non sono un santo» o «nelle mie dimore passano anche i leader politici del mondo». Ne riferivamo, com’è ovvio, all’interno del giornale, in sede di cronaca, e la notizia era pure presente sul nostro sito; ma «in vetrina» abbiamo preferito sorvolare. Un modo per esprimere disagio rispetto al coinvolgimento di termini di qualche delicatezza per la sensibilità dei nostri lettori. E un modo per prendere le distanze pure dal seguito di una vicenda che non solo non ci convince (com’è ovvio), ma che – per quanto ci è dato di capire – continua a piacere poco o punto a larga parte del Paese reale. Le «rivelazioni» – non sappiamo quanto autentiche –, che si succedono, a disposizione di chi ha la curiosità di continuare a leggerle o ad ascoltarle, non aggiungono (probabilmente) nulla a uno scenario che già era apparso nella sua potenziale desolazione. Nel constatarlo non ci muove alcun moralismo, ma il desiderio forte e irrinunciabile che i nostri politici siamo sempre all’altezza del loro ruolo. Chiarezza per ora non è venuta, ed è un fatto evidentemente non apprezzabile, ma non è questo francamente quel che oggi ci preoccupa di più. Non ci piace che determinati comportamenti siano messi a confronto con un consenso – emergente dai sondaggi – che di per sé è qualcosa di inafferrabile, quasi che da questi possa venire l’avallo a scelte poco consone; così come non ci piace che sull’intera vertenza gravi il sospetto di una strumentalità mediatica, inevitabile forse ma non liberante, circa il punto di vista da cui si muovono le accuse. C’è davvero per la classe politica, ancor prima della decenza, un a priori etico che va salvaguardato sempre e in ogni caso? E che va fatto valere nelle situazioni ordinarie come in quelle straordinarie? Ecco, solo se una simile consapevolezza dovesse ad un certo punto emergere dal dibattito, si potrà allora dire che questa tornata ha paradossalmente avuto una sua, per quanto amara, utilità. Diversamente il Paese, che si è scoperto vieppiù attonito, potrebbe sentirsi anche leggermente raggirato.
(vorrei tenere separate le cose, ma con l'abbondanza di commenti e di disegni che si prospetta c'è il rischio che poi non riesca a pubblicare tutto quello che volgio nei tempi che voglio. Il disegno qui sotto è mio.)
(vorrei tenere separate le cose, ma con l'abbondanza di commenti e di disegni che si prospetta c'è il rischio che poi non riesca a pubblicare tutto quello che volgio nei tempi che voglio. Il disegno qui sotto è mio.)
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Berlusconi e le "escort"
Il Times: “È come Mao”, ma secondo la Pravda è la dimostrazione di una proprompente virilità. Putin di vista...
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"All'inizio mi hai fatto un dolore pazzesco"
La Daddario a letto soffre.
Metti tu l’apostrofo.
Metti tu l’apostrofo.
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Wednesday, 22 July 2009
Re Sòla
Ringrazio Marco Travaglio per la nuova bellissima definizione.
(Dio, anche "il cavaliere di Hardcore" è da antologia)...
(Dio, anche "il cavaliere di Hardcore" è da antologia)...
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Friday, 17 July 2009
Tuesday, 14 July 2009
Friday, 10 July 2009
Wednesday, 8 July 2009
Beware the gorilla!
There it is.
Already missed yesterday appointment...
Here are a couple of sketches made after my close encounter with a gorilla (at the zoo)
This big ape was fun to watch.
He sit a couple of feet from the separation glass, and It was hard to tell if we were watching him or the other way around.
I crouched to be at his level and showed him my palms. I know nothing about primates (homo sapiens included), but I thought this may show him I was no threat (though I'm pretty sure he was aware that the visitors couldn't step in to his cage).
Once I have engaged his look, I've took a lot of pictures and I made this two sketches aftewards.
I like this second one a lot more, even if less refined.
Oh, on another note: take a look to the amazing new art from Lou Romano.
Monday, 6 July 2009
A new beginning
From Down the Guts |
I hope this can be the first of a long series of short posts.
The idea would be to post one every day.
Did you ever feel like the world is full of possibilities that you do not even know where to start.
Your mind fills up with ideas in just a few seconds (Oh, I could do this, no, wait, I could do that, and that that, and.. oh my, I may do that as well, and once that is done...) but you end up doing nothing. Not even writing down your ideas.
Sigà sigà, so I have read, is Greek for "slowly, slowly" but may also mean "slowly but constantly" or "slowly but consistently".
That should be my mantra.
Once a day. No more, no less.
I'd like also to start some experiments with raw animation.
As soon as I have a couple of seconds of i'll let you see.
I'm doing the very irst frame as I'm done writing this.
Oh, the drawing is just a doodle I've drawn while in vacation.
The white man is supposed to be counting bills in the mwiseguys fashion.
These are waem ups for one of the upcoming projects.
Oh, about Zaffino agan.
All this time full scans of some of his work have been under my nose but I did not notice it at www.jorgezaffino.com.
I have now all "The Horned God" story. And I'm convinved I could discard my choice of using Serpieri's style on the other project in favor of Zaffino's.
This would help me focusing on one stile and one only.
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comics,
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Jorge Zaffino
Tuesday, 9 June 2009
To a friend
This is for a friend who's been very helpfeul yesterday.
Actually she's the one who should dedicate this one to me, but to show her I really appriciate her help, there it is:
thank you!
Actually she's the one who should dedicate this one to me, but to show her I really appriciate her help, there it is:
thank you!
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James Taylor
Friday, 8 May 2009
Jorge Zaffino
Jorge ZAffino |
I have already written about him in a previous post, but I'd like to spend some more words on this great and prematurely gone artist.
Jorge Zaffino was born in Argentina in 1960 and, according to the sites I have visited, lived there all his life.
At the age of 16, he began working as an unpaid apprentice at the comics studios of Ricardo and Enrique Villagran.
He's been introduced to american audineces with Winterworld, a fantasy saga (that from what I read seem to share some story element with the french-belgian "Niege" saga) written by Chuck Dixon.
With Dixon, Zaffino will realize the majority of his american work.
He died of an £Heart attack in 2002, aged 42.
Ok, this was his bio. But what I want to talk abut is his impact on me.
For starters, I did not like his art at first. In 1994; aged 14, I was exposed to one of his best works. It was a 45-page one-shot for Epic,the creator-owned division of Marvel comics, featuring material aimed to a mature readers, called Seven Block.
It was publihed in Itlay on the pages of the anthologic Star Magazine published by Star Comics.
For accuracy's sake, I should point out that issue 17 of StarMag (as called by its readers) dates back to 1992, but I became a regular reader only by issue 18.
I bought #17 later in a comic book shop, and my attention was all for Sub-City by Todd McFarlane, published in the same issue.
(Sub-City was McFarlane's last Spiderman story before he left Marvel to create Spawn, the shortly lived Image Comics and the succesful McFarlane Toys).
Time did justice: I regard now Sub-City as one of the dumbest things I'v ever read. Worse even than MacFarlane's debut as a writer: Torment, where at least he tried to create a style and to a convey sense of, well, torment.
I'm trerribly off-track now.
That to say that I skipped Seven Block entirely and did not read it for another year or two: no super heroes, acid colors, too dark, too realistic.
I liked bright coloured comic books where heroes where clearly defined.
I liked John Byrne, Neal Adams, John Romita, Kevin Maguire, Mike Zeck...
I could appriciate The Last Hunt of Kraven or The Dark Knight Returns because they featured my favorite heroes. But Seven Block? It looked like the art was xeroxed several times: gritty, rough and black.
Then came Cyberpunk. Cyberpunk was a role-playing game from the '90s. the setting was a distopian urban future, a cocktail that blended all apocaliptic visions of the future of authors like Philip K. Dick, Williams Gibson, Rod Serling, and a plethora of films like Blade Runner, Mad Max, Escape from N.Y., Soylent Green, The Terminator, as well as mangas and/or animes like Akira, The Ghost in the Shell and so on.
I used to play this role-playing game with my friends and we spent hours and hours pretending to be hitmen, clandestine doctors or drug dealers in the near future, where guns and women were available for a reasonable price.
Andrea S., who as game master had essentially to come up with all the plots, organized a whole series of story arcs worth of a prime-time TV series; those story ideas, combined with our style of playing (we were keener on acting than on rolling multi-faceted dices to see who would win a fight) did the rest.
Am I off track again?
Maybe, but let me continue.
The rest I'm referring to is the realization that if put down on paper, our adventures would be relly fun to read. I came to this realization after a prticular tense scene: my friends had to kill one of our team in order to save me (well they did non have to but...).
The gruesome resolution to that scene had potential for a great comic book moment.
I started putting down on paper the chronicle of what happend to us and a lot of the anecdotes that made our playing sessions memorable and started taking seriously in consideration the idea of submitting the material.
I do not know if what we had was good, but I'm still convinced it could be a fun story to read.
At one point I had to figure out what the art should look like.
The kind of story we were playing, more than to mangas or Mad Max, made me think to The X-Files and Pulp Fiction.
I also envisioned a non-linear storytelling in order to create as many plot twists and cliffhangers as possible (I would say that the thing that now comes closer to it would be LOST), but I needed a style to match.
Our characters were not square-jawed paladines, but flawed cinics who did a lot of mistakes (and yes who could also do very cool stuff).
Looking for references I went throught my collection of comic books, and that creepy looking story by Dixon and Zaffino called Seven Block came to mind. Even though I never really read that story, those panels somehow grew on me.
I slipped the magazine out of the shelf and digged in to the story.
Boy, was I mistaken the first time around!
The plot itself is very much like an episode from the first season of The X-Files. A confined location, a lot of atmosphear, little gore (it may be filmed on a shoestring budget, and I mean that as a compliment) a creepy ending.
But the art! The art was simply beautiful. Being an art student by then, and having to deal with drawing from life every day, I was the able to see what Jorge Zaffino was doing with his rough, sketchy style.
What stroke me was that compared to a lot of other argentinian or italian artists who drew with a similar "impressionist" technique where the shapes are defined by shadows and light rather than by lines, he had a "solidness" a presence I usually did not associate with this style.
I think of Hugo Pratt, Venturi, Ivo Milazzo.
The only fair equivalents I could find were John Buscema (when he did Conan) and maybe Alberto Breccia, but both were a lot more "baroque". Maybe Al Williamson, who inks in a much more polished way though, or Tanino Liberatore, who is a lot less skilled in composiotion and storytelling.
One last artist that comes to mind would be Danijel Zezelj, but im my opinion his art is a lot less lively than Jorge's.
(Do not get me wrong, I love all of the above and I think they all are great artists, but on some lenghts Zaffino seemed to beat them all -still in my opinion)
Jorge seemed to have it all: a solid classic background, knowledge of anatomy and realism, a fresh style, not caged by pointless nice artistic gestures, an uncommon sense for composition (the balance in many of his pages is worth being studied) and amazing stoytelling craft: what happens is very clear on the page.
The sketches I relized for that old project were not reminiscent of Zaffino. The project itself has been put in to an artificial coma for years now, awaiting the right moment to surface (as we get closer to the year the story itself was set).
But a similar thing happened again, when I bagan to toy with the idea of another project (with Alessandro Q).
At first I ordered some of his works on Amazon. then I started looking for news about him on the internet, only to find out he sadly passes away already seven years ago, leaving two sons and a wife.
This is may late tribute to an artist's artist. Someone who may be shamefully forgotten, beacuse of a relatively small body of work, but who left a strong impression on a lot of other artists.
On his website (still on line) you'll find some word from other artists who worked with him and who do remember him fondly.
I leave you with a drawing from his last little story for DC (once agin by Chuck Dixon) that you can find on the first volume of Betman Black and White.
This 8-page jewel is a perfect example of what I mean.
Batman and a never-so-beautyfully-drawn Commissioner Gordon look new and classic at the same time. He capture them is realistic poses, without taking the magic away from them. A trick only David Mazzucchelli managed to succeed into in Batman Year One.
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Thursday, 7 May 2009
Codename: VIRGA (part 4)
Questo è in Italiano. No è che negli altri port voglia fare lo sborone, ma questo è un lavoro che sto facendo in collaborazione con Peter, uno scrittore belga, e con lui comunico in inglese.
Siccome lui questi lavori li ha già visti, il post non è per lui.
Mentre per il progetto con Ale l'ispirazione è quel genio di Jorge Zaffino (autore sconosciuto ai più ma amatissimo da chi lo ha scoperto, specialmente dai disegnatori) per questo progetto qui è Euletieri-Serpieri, disegnatore italiano famoso per il suo Sci-Fi Hard Core Druuna, una vera e propria festa di carni esposte.
Vi rimando alla Mansarda di Miele per alcune bellissime gallerie di suoi disegni (ad alto contenuto erotico).
In realtà molte delle pagine che vi ci troverete non dovrebbero trovarsi lì. Si tratta di materiale coperto da diritto d'autore.
Ma forse un'occhiata veloce può farvi venire voglia di andarvi a comprare i fumetti in questione, tra cui una Little Ego di Vittorio Giardino (autore che non amo particolarmente ma di indubbia bravura) e anche Il Gioco di Manara.
Lo segnalo perché qui è presentatuna scena eliminata dalle attuali versioni Mondadori e che io lessi solo edizione per la collana "Totetm" dell'editore Del Grifo.
La scena in questione (che a dire il vero non mostra molto) coinvolge un ragazzino appena pubescente che si ritrova assalito dalla signora Claudia.
Sarà il fatto che la lessi per la prima volta avevo tredici anni ed ero praticamente un ormone con le gambe, ma questa scena è da semre in cima alla mia personale classifica di capolavori del porno (non dico erotismo per un motivo che spiegherò prossimamente).
Nel prossimo post `vorrei rendere omaggio al grande Jorge Zaffino.
E poi spiegare perché l'Italia non merita più la mia attenzione.
E fare alcune riflessioni su Dio.
E dirvi perché la TV fiamminga non é che sia vergognosa, ma comunque è di qualità piuttosto bassa...
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Wednesday, 29 April 2009
Ciarpame. Ovvero: ma é possibile affidare la speranza a una donna di mezz’età con la boccuccia siliconata?
Vedere una donna che il lifting riesce solo per metà a salvare, con due labbra a canotto che le impediscono di avere la naturale bellezza di una donna che attmpa, vedere questa donna, dicevo, che per anni ha accettato i complotti e le furberie del marito, che ha accolto come una bella statuina leader internazionali nelle sue tenute (confondendo irremediabilmente pubblico e privato), vederla incazzata per l'ennesima uscita del consorte fa sorridere.
Per diversi motivi.
Un po’ perché proprio ora che Sua Bassezza Irreale raggiunge consensi senza precedenti ecco che l’attacco gli arriva da casa.
Ma anche perché arriva fuori tempo massimo.
Certo, per coerenza e forse persino per umiltà Veronica Lario si é sempre fatta da parte.
È un'attrice, e il solo fatto di essere la moglie dell'uomo più potente d'Italia non la qualifica a dare giudizi o a entrare di prepotenza nella vita pubblica.
In un paese dove l'amoralismo familiare regna sovrano è una scelta encomiabile.
Veronica ha accettato le lusinghe di un uomo ricco e sposato ben sapendo di averlo conquistato solo in virtù della propria figura (quando gli apparve nuda a teatro), qualsiasi commento negativo da parte sua sarebbe stato fuori luogo.
Non dico che Madonna Berluscona non abbia il diritto ora ad esternare i propri sentimenti (con uno stile signorile, se confrontato ai toni della politica italian), anzi, ma ricordiamoci che Berlusconi lo ha sposato lei di sua volontà e che in tutto questo tempo lei è stata lì.
In effetti al sorriso e allo sghignazzo compiaciuto che mi vien spontaneo per ogni disavventura che capita a Berlusconi si aggiunge un’ombra, anzi due.
Ma é possibile affidare la speranza che l’Italia si accorga di chi è questo signore a una donna di mezz’età con la boccuccia siliconata?
E poi subentra il secondo brivido. Queste scene le abbiamo già viste. Berlusconi é sopravvissuto a due suoi stessi governi, ad una decina di processi (alcuni con sentenza di colpevolezza, poi amnistiata o prescritta, ma smpre di colpevolezza), alle sue gaffes, insomma a se stesso. È tornato sempre. Come prima, più di prima.
Non sarà certo la pur comprensibile sfuriata di Veronica a rallentare la sua ascesa agli inferi (perché in Italia l’inferno sta in alto).
Sapere che una diciottenne lo chiama papi (“Who’s your daddy?”) mi spinge al sorriso. Pensare che orami notizie del genere possono essere date senza che il senso del ridicolo (non dico della decenza -si faccia pure tutte le diciottenni che vuole- dico del ridicolo) lo confinino ai margini della vita politica mi gela quel sorriso in una smorfia di terrore.
Questo signore fa il cazzo che gli pare e noi ce ne freghiamo.
Una cosa dice Veronica di giusto: il peggio ci aspetta dopo.
La classe politica ha distrutto questo paese. Berlusconi è riuscito a catalizzare su di sé l’attenzione e a usare a piacimento quasi tutto: l’informazione, il potere, i soldi. Ma ha anche stabilito, grazie al suo irrefrenabile protagonismo e alla sua ingordigia, chi comanda e chi obbedisce.
Dubito che Berlusconi lascerà eredi. Passato lui assisteremo ad un caos politico senza precedenti.
Per diversi motivi.
Un po’ perché proprio ora che Sua Bassezza Irreale raggiunge consensi senza precedenti ecco che l’attacco gli arriva da casa.
Ma anche perché arriva fuori tempo massimo.
Certo, per coerenza e forse persino per umiltà Veronica Lario si é sempre fatta da parte.
È un'attrice, e il solo fatto di essere la moglie dell'uomo più potente d'Italia non la qualifica a dare giudizi o a entrare di prepotenza nella vita pubblica.
In un paese dove l'amoralismo familiare regna sovrano è una scelta encomiabile.
Veronica ha accettato le lusinghe di un uomo ricco e sposato ben sapendo di averlo conquistato solo in virtù della propria figura (quando gli apparve nuda a teatro), qualsiasi commento negativo da parte sua sarebbe stato fuori luogo.
Non dico che Madonna Berluscona non abbia il diritto ora ad esternare i propri sentimenti (con uno stile signorile, se confrontato ai toni della politica italian), anzi, ma ricordiamoci che Berlusconi lo ha sposato lei di sua volontà e che in tutto questo tempo lei è stata lì.
In effetti al sorriso e allo sghignazzo compiaciuto che mi vien spontaneo per ogni disavventura che capita a Berlusconi si aggiunge un’ombra, anzi due.
Ma é possibile affidare la speranza che l’Italia si accorga di chi è questo signore a una donna di mezz’età con la boccuccia siliconata?
E poi subentra il secondo brivido. Queste scene le abbiamo già viste. Berlusconi é sopravvissuto a due suoi stessi governi, ad una decina di processi (alcuni con sentenza di colpevolezza, poi amnistiata o prescritta, ma smpre di colpevolezza), alle sue gaffes, insomma a se stesso. È tornato sempre. Come prima, più di prima.
Non sarà certo la pur comprensibile sfuriata di Veronica a rallentare la sua ascesa agli inferi (perché in Italia l’inferno sta in alto).
Sapere che una diciottenne lo chiama papi (“Who’s your daddy?”) mi spinge al sorriso. Pensare che orami notizie del genere possono essere date senza che il senso del ridicolo (non dico della decenza -si faccia pure tutte le diciottenni che vuole- dico del ridicolo) lo confinino ai margini della vita politica mi gela quel sorriso in una smorfia di terrore.
Questo signore fa il cazzo che gli pare e noi ce ne freghiamo.
Una cosa dice Veronica di giusto: il peggio ci aspetta dopo.
La classe politica ha distrutto questo paese. Berlusconi è riuscito a catalizzare su di sé l’attenzione e a usare a piacimento quasi tutto: l’informazione, il potere, i soldi. Ma ha anche stabilito, grazie al suo irrefrenabile protagonismo e alla sua ingordigia, chi comanda e chi obbedisce.
Dubito che Berlusconi lascerà eredi. Passato lui assisteremo ad un caos politico senza precedenti.
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Veronica Lario
Friday, 17 April 2009
Questa è l'Italia, Signora
Cliccando sul titolo, potete andare a leggere un post dell'amico AQ.
Condivido il suo senso di rabbia fino all'ultima goccia.
Tuesday, 14 April 2009
Le piccole soddisfazioni che non vorresti avere...
Ai tempi in cui ancora si parlava della "emergenza" rifiuti in campania (le virgolette sono d'obbligo, visto che il problema era grosso come una casa da prima che arrivassero le telecamere e sta ancora lì dopo che le telecamere se ne sono andate), il ministro dell'interno Maroni (quello che azzanna i poliziotti per poterli selezionare meglio, come col salame) diceva che al Nord certe cose non accadono.
Mi permisi di replicare con questo post (leggere l'ultimo paragrafo: DER HIMMEL UBER BERGUM).
La Calcestruzzi, una delle più importanti aziende italiane, con sede a Bergamo, la città dei magùtt è stata sequestrata e il suo amministratore messo agli arresti per vari motivi, tra cui collusioni con la mafia.
Ora che un'altra "emergenza" è scoppiata a causa delle scosse in Abruzzo (riposino in pace le 294 vittime, non riposino invece le famiglie e pretendano di sapere chi ringraziare) si aprono i dibattiti.
Quale consolazione?
Che un bravo giornaliqsta come Travaglio fa subito 2+2: chi fu incaricato di gestire il problema rifiuti a Napoli?
Lo stesso Bertolaso che ora si aggira a L'Aquila.
E come mai in Italia una qualsiasi folata di vento fa danni irreparabili?
Perché il cemento lo fanno ditte come la Calcestruzzi che adultera la formula del cemento e i rifiuti a napoli li deve smaltire l'Impregilo (che io chiamo l'Impresingilo)
Andatevi a rivedere il Vajont di Paolini.
È esattamente lo stesso copione di allora.
Alla prossima scossa, pioggia o nevicata ci saranno ancora morti.
L'Italia è una rulette russa con sei colpi nel tamburo.
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Monday, 23 March 2009
My Take on 5 Sec
Ne ho già parlato in un vecchio post.
Io ADORO i 5 seconds movies.
Almeno, adoro quelli diDoug Walker, "Quel tizio con gli occhiali".
Se cliccate sul titolo di questo post arriverete dritti dritti all'elenco completo dei titoli disponibili.
Ho avuto la sfortuna di incappare in questo pessimo film un po' di tempo fa', in TV.
I grandissimi Disegni e Caviglia avevano già pensato a massacrarlo a dovere con una delle loro parodie sul mensile Ciak (oggi il dinamico due si è sciolto e Stefano Disegni prosegue la sua carriera fumettara da solo con esiti non sempre all'altezza).
Comunque, il film è un susseguirsi di primi piani di gente che si guarda... due palle immani.
Ben gli sta allora questo castigo, in cui mi permetto anche di "citare" uno dei migliori 5 Seconds Movies: Amadeus.
Wednesday, 18 March 2009
Fonèmi
Gino: "...sono in macchina, non posso parlare adesso, mandami una mail."
Franco: "Che?"
Gino: "Una mail, con la posta elettronica"
Franco: "Ma ci vuole il sito?"
Gino: "No, ma che...? Tu hai un computer vero?"
Franco: "Certo. Cioé, lo usano i miei figli ma..."
Gino: "Hai internet?"
Franco: "Come sopra."
Gino: "Allora puoi mandarmi una mail, hai solo bisogno del mio indirizzo."
Franco: "Che è...?"
Gino: "Hai da scrivere?"
Franco: "Spara"
Gino: "Gino..."
Franco (scrivendo): "...iino..."
Gino: "chiocciola...
Franco (scrivendo): "...ioooccioola..."
Quando vivi all'estero e hai un cognome come il mio la cosa di cui puoi stare certo è che ti guarderanno strano e ti chederanno come si scrive.
Va bene, puoi fare lo spelling, se te la cavi con la pronuncia saprai dire "sii, ei, es, sii, eic, i, dabol ti, o" o qualcosa del genere...
Ma al telefono o via radio, come fai ad assicurarti che non scabino la "b" con la "d".
E va bè, C di Como, a di Alessandria... campa cavallo! Sei all'estero ricordi?
Beh, la marina inglese e poi la NATO hanno risolto il problema da molti anni.
Esiste un alfabeto chiamato fonetico che articola A come Alfa, B come Bravo, C come Charlie, D come Delta etc.
Come dice Marco Paolini, è un po' americaneggiante, roba da telefilm, da operazione segreta o, se sei di Torino, da nomi di automobili (anche se la Charlie non l'hanno mai fatta). (e con l'aria che tira...)
Comunque, un po' per fare lo sborone, un po' per andare sul sicuro anche io ho cominciato a usarlo per le comunicazioni telefoniche. a quando vivo in Belgio, anche se non faccio il pilota d'aerei.
Ieri prenoto un albergo a Londra, per telefono. E per essere sicuro che non sbaglino le generalità comincio con lo spelling NATO.
Poi capisco che la mia controparte ha qualche difficoltà e cambio in corsa, limitandomi alle semplici lettere (es, si, eic, i, e così via).
Morale?
Da oggi ho un nuovo bellissimo alias:
CHARLIE ALFASAFCHETTO
E io che pensavo che Guts Adams fosse un bel nom de plume...
Franco: "Che?"
Gino: "Una mail, con la posta elettronica"
Franco: "Ma ci vuole il sito?"
Gino: "No, ma che...? Tu hai un computer vero?"
Franco: "Certo. Cioé, lo usano i miei figli ma..."
Gino: "Hai internet?"
Franco: "Come sopra."
Gino: "Allora puoi mandarmi una mail, hai solo bisogno del mio indirizzo."
Franco: "Che è...?"
Gino: "Hai da scrivere?"
Franco: "Spara"
Gino: "Gino..."
Franco (scrivendo): "...iino..."
Gino: "chiocciola...
Franco (scrivendo): "...ioooccioola..."
Quando vivi all'estero e hai un cognome come il mio la cosa di cui puoi stare certo è che ti guarderanno strano e ti chederanno come si scrive.
Va bene, puoi fare lo spelling, se te la cavi con la pronuncia saprai dire "sii, ei, es, sii, eic, i, dabol ti, o" o qualcosa del genere...
Ma al telefono o via radio, come fai ad assicurarti che non scabino la "b" con la "d".
E va bè, C di Como, a di Alessandria... campa cavallo! Sei all'estero ricordi?
Beh, la marina inglese e poi la NATO hanno risolto il problema da molti anni.
Esiste un alfabeto chiamato fonetico che articola A come Alfa, B come Bravo, C come Charlie, D come Delta etc.
Come dice Marco Paolini, è un po' americaneggiante, roba da telefilm, da operazione segreta o, se sei di Torino, da nomi di automobili (anche se la Charlie non l'hanno mai fatta). (e con l'aria che tira...)
Comunque, un po' per fare lo sborone, un po' per andare sul sicuro anche io ho cominciato a usarlo per le comunicazioni telefoniche. a quando vivo in Belgio, anche se non faccio il pilota d'aerei.
Ieri prenoto un albergo a Londra, per telefono. E per essere sicuro che non sbaglino le generalità comincio con lo spelling NATO.
Poi capisco che la mia controparte ha qualche difficoltà e cambio in corsa, limitandomi alle semplici lettere (es, si, eic, i, e così via).
Morale?
Da oggi ho un nuovo bellissimo alias:
CHARLIE ALFASAFCHETTO
E io che pensavo che Guts Adams fosse un bel nom de plume...
Monday, 16 March 2009
Qui custodiet ipsos costodes?
E che dire del film che non sia già stato detto?
Evito di prolungarmi sul fluviale comic book di Alan Moore e Dave Gibbons che ha fatto da fonte per il film di Snyder.
Mi limito a consigliarlo caldamente: è una lettura pregevolissima, che si presta a numerosi ripassi (io l'ho letto 4 volte).
Tuttavia non si può prescindere dal genitore fumettistico nel recesire il film.
Per farla breve mi limito a dirla così: questo film sta al fumetto come la trilogia di Jackson sta al Signore degli Anelli di Tolkien.
Chi ha amato il fumetto (come il sottoscritto) vuole sapere essenzialmente poche cose : è fedele? Ha lo stesso effetto? Si poteva fare meglio?
Risposte : sì, no, forse.
Allora, rewind. Cominciamo da capo.
Alan Moore stesso (che un po’ per vicende personali, un po’ per onestà intellettuale e un po’ per una magnifica snobberia che si può permettere si è distanziato dal film tanto da non pretendere royalties in cambio della sua rimozione dai credits) ha ritenuto da sempre infilmabile il suo stesso lavoro e lo disse allo stesso Terry Gilliam, incaricato anni fa di una prima trasposizione.
I motivi: la struttura narrativa e il vasto utilizzo di tecniche non replicabili in altri media.
Aveva ragione ?
Forse. È ovvio che lo stile conta, che la lunghezza conta e che il modo scelto per raccontare la storia conta. Insomma lo stile è contenuto e se cambi lo stile rischi di dire un’altra cosa.
Ma Watchmen non è una poesia. È una storia. Ha personaggi e azione e drama: ergo può diventare film (persino Gomorra, un bel romanzo che non è un romanzo, lo è diventato).
Qui lo scrittore dovrebbe farsi da parte e entrare il regista.
Ogni storia dovrebbe rappresentare una sfida per il regista. Kubrick diceva che i romanzi migliori per il cinema erano quelli che costingessero il regista drammatizzare di più. Insomma laddove la psicologia dei personaggi è protagonista si avrebbero avute le chances migliori.
Lo stesso Kubrick però riconosceva che spesso la bellezza ed efficacia di un romanzo risiedessero nella sua lunghezza: taglia via troppo ed ecco che tutto vacilla.
Io rimasi per esempio delusissimo dal 1984 di Michael Ratford, fedelissimo ma talmente pieno di buchi da risultare incompresibile.
Personalmente sono un gran fan degli adattamenti traditori, sempre che l’autore abbia delle precise intenzioni poetiche.
Watchmen, è stato detto, avrebbe forse funzionato come una mini-serie di 6 puntate.
La struttura del fumetto, con molti cliffhanger, flashback rivelatori, storie parallele e moltissimi personaggi minori a dare risonanza alla storia, in effetti sembra pensata più per una organizzazione episodica.
Lo show TV Lost, ad esepmpio, ha fatto tesoro di questa formula e l’ha fatta propria (curiosità: osservate i paralleli tra Desmond e il Dr. Manhattan).
Ma non credo che avremmo mai visto Watchmen adattato in una miniserie TV e comunque non avrebbe mai potuto godere del budget necessario.
Perchè non un film in più parti? Credo perché il tono greve avrebbe potuto scoraggiare molti spettatori dal tornare per un secondo episodio.
Devo dire che Snyder e il suo team hanno fatto del loro meglio per far rientrare la storia nelle 2h40 di durata (i fan accaniti aspettano comunque l’extended cut) e devo dire che non è stato lasciato fuori molto, o comunque nessuna parte essenziale per il plot.
Il plot: questo forse il problema. Perché è solido e funziona, ma non è mai stata ma parte più interessante di Watchmen, eppure è quello che qui rimane, più di tutto il resto.
Ma il plot non basta per essere fedeli allo spirito.
Si capisce che Snyder ha un timore quasi reverenziale del fumetto di Moore e Gibbons: moltissime immagini sono prese paro paro dal fumetto, il lavoro degli sceneggiatori in questo caso é stato quasi nullo.
Tutto era già sulla pagina: set, vestiti, numero di comparse, attrezzeria, tanto che mi chiedo se il segretario di produzione abbia usato il libro invece della sceneggiatura per complare i call sheets.
Per fare giustizia al fumetto avremmo avuto bisogno di un film che, utlizzando la tecnica del cinema, si fosse sforzato di dire le stesse cose e di avere lo stesso ardire, dal punto di vista del linguaggio.
D’altronde se decidessi di fare un fumetto di Citizen Kane, ovvero di trasporre un capolavoro di un medium in un altro medium, la cosa avrebbe senso solo laddove riuscissi a crearne un degno contraltare.
Se mi limitassi a disegnare lo storyboard del film di Welles (che si ispirava comunque anche allo Spirit di Will Eisner, un fumetto) farei un’operazione assolutament inutile.
Le cose migliori del film sono infatti quei momenti in cui il cinema fa quello che gli altri media non possono fare: l’uso delle musiche.
Ovviamente non mi riferisco al lavoro dimenticabile (ma non deprecabile) di Bates, ma all’uso di canzoni che non dispiacerebbero allo stesso Moore.
Tutta la prima scena (non presente nel fumetto, o quasi) sulle note di Unforgettable o gli splendidi titoli di testa sono tra i mometi migliori del film.
Il film riesce ad essere più vicino allo spirito del fumetto quando mostra Andy Warhol (invenzione del film) che non quando riporta ad litteram la voce off di Rorshach.
Non so ancora dire le scene con Nixon siano state una buona idea.
Nel fumetto ci sono degli accenni, Nixon si vede, seduto nella “War room”, ma le citazioni LETTERALI da Il Dr. Stranamore le ho trovate un po’ gratuite.
Per carità, il film di Kubrick appartiene senza dubbio alla piscina genetica da cui il fumetto già pescava, ma non so…
Lette però le reazioni di persone amanti del fantastico ma vergini dalla lettura del libro, devo ammettere che la potenza di Watchmen sembra sopravvivere alla mano pesante di Snyder e che comunque ha fatto del suo meglio.
Nulla da dire sul resto: casting perfetto al limite dello spavento, performances tutte di buon livello, art direction da urlo.
Evito di prolungarmi sul fluviale comic book di Alan Moore e Dave Gibbons che ha fatto da fonte per il film di Snyder.
Mi limito a consigliarlo caldamente: è una lettura pregevolissima, che si presta a numerosi ripassi (io l'ho letto 4 volte).
Tuttavia non si può prescindere dal genitore fumettistico nel recesire il film.
Per farla breve mi limito a dirla così: questo film sta al fumetto come la trilogia di Jackson sta al Signore degli Anelli di Tolkien.
Chi ha amato il fumetto (come il sottoscritto) vuole sapere essenzialmente poche cose : è fedele? Ha lo stesso effetto? Si poteva fare meglio?
Risposte : sì, no, forse.
Allora, rewind. Cominciamo da capo.
Alan Moore stesso (che un po’ per vicende personali, un po’ per onestà intellettuale e un po’ per una magnifica snobberia che si può permettere si è distanziato dal film tanto da non pretendere royalties in cambio della sua rimozione dai credits) ha ritenuto da sempre infilmabile il suo stesso lavoro e lo disse allo stesso Terry Gilliam, incaricato anni fa di una prima trasposizione.
I motivi: la struttura narrativa e il vasto utilizzo di tecniche non replicabili in altri media.
Aveva ragione ?
Forse. È ovvio che lo stile conta, che la lunghezza conta e che il modo scelto per raccontare la storia conta. Insomma lo stile è contenuto e se cambi lo stile rischi di dire un’altra cosa.
Ma Watchmen non è una poesia. È una storia. Ha personaggi e azione e drama: ergo può diventare film (persino Gomorra, un bel romanzo che non è un romanzo, lo è diventato).
Qui lo scrittore dovrebbe farsi da parte e entrare il regista.
Ogni storia dovrebbe rappresentare una sfida per il regista. Kubrick diceva che i romanzi migliori per il cinema erano quelli che costingessero il regista drammatizzare di più. Insomma laddove la psicologia dei personaggi è protagonista si avrebbero avute le chances migliori.
Lo stesso Kubrick però riconosceva che spesso la bellezza ed efficacia di un romanzo risiedessero nella sua lunghezza: taglia via troppo ed ecco che tutto vacilla.
Io rimasi per esempio delusissimo dal 1984 di Michael Ratford, fedelissimo ma talmente pieno di buchi da risultare incompresibile.
Personalmente sono un gran fan degli adattamenti traditori, sempre che l’autore abbia delle precise intenzioni poetiche.
Watchmen, è stato detto, avrebbe forse funzionato come una mini-serie di 6 puntate.
La struttura del fumetto, con molti cliffhanger, flashback rivelatori, storie parallele e moltissimi personaggi minori a dare risonanza alla storia, in effetti sembra pensata più per una organizzazione episodica.
Lo show TV Lost, ad esepmpio, ha fatto tesoro di questa formula e l’ha fatta propria (curiosità: osservate i paralleli tra Desmond e il Dr. Manhattan).
Ma non credo che avremmo mai visto Watchmen adattato in una miniserie TV e comunque non avrebbe mai potuto godere del budget necessario.
Perchè non un film in più parti? Credo perché il tono greve avrebbe potuto scoraggiare molti spettatori dal tornare per un secondo episodio.
Devo dire che Snyder e il suo team hanno fatto del loro meglio per far rientrare la storia nelle 2h40 di durata (i fan accaniti aspettano comunque l’extended cut) e devo dire che non è stato lasciato fuori molto, o comunque nessuna parte essenziale per il plot.
Il plot: questo forse il problema. Perché è solido e funziona, ma non è mai stata ma parte più interessante di Watchmen, eppure è quello che qui rimane, più di tutto il resto.
Ma il plot non basta per essere fedeli allo spirito.
Si capisce che Snyder ha un timore quasi reverenziale del fumetto di Moore e Gibbons: moltissime immagini sono prese paro paro dal fumetto, il lavoro degli sceneggiatori in questo caso é stato quasi nullo.
Tutto era già sulla pagina: set, vestiti, numero di comparse, attrezzeria, tanto che mi chiedo se il segretario di produzione abbia usato il libro invece della sceneggiatura per complare i call sheets.
Per fare giustizia al fumetto avremmo avuto bisogno di un film che, utlizzando la tecnica del cinema, si fosse sforzato di dire le stesse cose e di avere lo stesso ardire, dal punto di vista del linguaggio.
D’altronde se decidessi di fare un fumetto di Citizen Kane, ovvero di trasporre un capolavoro di un medium in un altro medium, la cosa avrebbe senso solo laddove riuscissi a crearne un degno contraltare.
Se mi limitassi a disegnare lo storyboard del film di Welles (che si ispirava comunque anche allo Spirit di Will Eisner, un fumetto) farei un’operazione assolutament inutile.
Le cose migliori del film sono infatti quei momenti in cui il cinema fa quello che gli altri media non possono fare: l’uso delle musiche.
Ovviamente non mi riferisco al lavoro dimenticabile (ma non deprecabile) di Bates, ma all’uso di canzoni che non dispiacerebbero allo stesso Moore.
Tutta la prima scena (non presente nel fumetto, o quasi) sulle note di Unforgettable o gli splendidi titoli di testa sono tra i mometi migliori del film.
Il film riesce ad essere più vicino allo spirito del fumetto quando mostra Andy Warhol (invenzione del film) che non quando riporta ad litteram la voce off di Rorshach.
Non so ancora dire le scene con Nixon siano state una buona idea.
Nel fumetto ci sono degli accenni, Nixon si vede, seduto nella “War room”, ma le citazioni LETTERALI da Il Dr. Stranamore le ho trovate un po’ gratuite.
Per carità, il film di Kubrick appartiene senza dubbio alla piscina genetica da cui il fumetto già pescava, ma non so…
Lette però le reazioni di persone amanti del fantastico ma vergini dalla lettura del libro, devo ammettere che la potenza di Watchmen sembra sopravvivere alla mano pesante di Snyder e che comunque ha fatto del suo meglio.
Nulla da dire sul resto: casting perfetto al limite dello spavento, performances tutte di buon livello, art direction da urlo.
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Tuesday, 3 March 2009
IN LIBRERIA!
Il mio amico Alessandro, fa parte dei "Men on Fire" (questa ve la spiegherò in un prossimo post).
Alessandro scrive, ed ora in libreria potete trovare il primo volume a portare il suo nome in copertina (quale sia il suo secondo nome, Quello Qon la Q però lo ignoro) .
Bravo Ale!
riporto dal suo blog:
"Ok, c'è.
In libreria, magari non in tutte, ma è uscito. Ora che verrà letto mi vengono in mente un milione di cose che non piaceranno e almeno un milione che vorrei invece piacessero.
Essere qui e non lì è decisamente strano, ma torno fra una settimana e poi ci sono persone (come Cri A. che mi ha fatto questa foto qui o Ale M. che mi ha mandato il primo sms stanotte) che mi stanno facendo sentire come se fossi davanti al bancone delle novità stamattina.
God Bless You my friends"
Alessandro scrive, ed ora in libreria potete trovare il primo volume a portare il suo nome in copertina (quale sia il suo secondo nome, Quello Qon la Q però lo ignoro) .
Bravo Ale!
riporto dal suo blog:
"Ok, c'è.
In libreria, magari non in tutte, ma è uscito. Ora che verrà letto mi vengono in mente un milione di cose che non piaceranno e almeno un milione che vorrei invece piacessero.
Essere qui e non lì è decisamente strano, ma torno fra una settimana e poi ci sono persone (come Cri A. che mi ha fatto questa foto qui o Ale M. che mi ha mandato il primo sms stanotte) che mi stanno facendo sentire come se fossi davanti al bancone delle novità stamattina.
God Bless You my friends"
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Friday, 27 February 2009
Il maestro e l'allievo
Non sapevo bene quale pagina del grande Jorge Zaffino scegliere per rendere omaggio a questo grande (e ahimé scomparso) artista.
Ho scelto la pagina 4 di Blocco Sette il fumetto grazie al quale lo ho scoperto.
Non è la migliore dell'album, ma la ho qui disponibile.
Preferisco la versione a colori acidi effettivamente stampata dalla Epic ma, senza i colori forse si può apprezzare meglio il lavoro di questo gigante.
Sotto ancora un disegnino mio, mentre cerco di capire come si fa a disengare così bene...
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Thursday, 26 February 2009
Ancora prove...
Io ho un caro amico.
Forse il mio migliore amico.
Mi manca spesso, perché lui sta in Italia (quando non se ne vola in Oregon) e io sono in Beglio.
Mi ha sempre incoraggiato.
Lo invidio perché adesso ha pubblicato il suo primo libro, ma sono molto orgoglioso di lui.
Questo mio amico ha raccolto al volo un'idea quasi ridicola che gli ho gettato lì in una delle nostre ultime conversazioni al telefono.
Ha detto che si può fare.
Così da un po' di giorni non dormo e mi sono messo a fare i disegni che vedete qui.
Non posso dire cosa sono.
Spero che tutto vada come deve.
E forse sto imparando a inchiostrare...
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Thursday, 19 February 2009
Zibaldone
Ho tempo quando non mi serve o non so che farmene.
Il tempo è denaro, ma il denaro non è tempo. L'equazione non è reversibile.
Non puoi metterlo in banca il tempo.
Comunque ora ne ho un po' non lo sto rubando. sono in ufficio e non c'è nulla da fare.
Allora metto qui tutte le bozze di post che non ho mai pubblicato.
Mancano le date.
Come nei nostri programmi di posta elettronica, le cose che vengono prima sono anche le più recenti. seguono i commenti mai pubblicati più vecchi, e si va a ritroso come se questo fosse l'Ultimo nastro di Krapp.
Prima...
C'era tanto tempo fa
"Sono andato al lavoro ascoltando uno strano CD oggi.
È una raccolta compilata da me, si tempi in cui stavo ripulendo il computer da files inutili.
Non ricordo le circostanze, ma credo avessi poco tempo allora, poichè non mi son preso la birga di fare una lista del contenuto sulla copertina.
L'unica scritta, lapidaria, è la seguente: "PATTUME ANNI '80 + CARTONI ANIMATI".
Piuttosto precisa, a essere sincero. Non saprei come meglio classificare Maniac di Giorgio Moroder, Footloose (dal film omonimo), Axel F. di Faltermayer (lo spelling non è accurato, cito a memoria) e la sigla di Magnum P.I. se non pattume anni '80.
Per il resto sono tutte sigle di cartoni animati un po' datate. Con due eccezioni: e il tema da ER (non è pattume) e Stain' Alive dei Bee Gees (non è anni '80).
Non voglio cominciare una delle solite lamentele da nostalgico tipo "Ah, quelle sigle di una volta! Adesso fanno tutte schifo!" perché è noioso e non aggiunge nulla al discorso (comunque le sigle di oggi sono pietose).
Quando i cartoni animati giapponesi erano trasmessi da una serie più o meno varia di emittenti locali, non c'era un'unica filosofia sul come andassero adattati.
Immagino che l'idea di puntare molto sul pubblico femminile, di ammorbidire i toni con sigle innocue e censure più o meno pesanti, di italianizzare o americanizzare i nomi dei protagonisti siano da attribuire in larga parte a quella vecchia volpe di Anna Valeri-Manera, storica adattatrice di serie TV, nonché autrice accreditata di un numero infinito di sigle sui canali berlusconiani.
L'avvento di nuove tecnologie e di mutati gusti musicali da parte di autori, editori e pubblico ha portato a mutare notevolmente lo stile delle cosiddette "sigle".
Non so per quale ragione, ma pare che una volta le sigle fossero tutte scritte da autori musicali molto attenti alle tendenze straniere e sopratutto con
Prima di questo periodo le sigle"
... ancora prima...
Perchè ho paura
"Le promesse non mantenute.
Il mio talento.
Accettare ul destino.
Sono davvero bravo?
Come uso il mio tempo?"
... ancora prima...
Gomorra
"Apprendo con un misto di rammarico, tristezza, ansia e amarezza la notizia che Roberto Saviano pensa di andarsene dall'Italia.
Io non lo sapevo, ma Saviano ha la mia età. Ha 28 anni.
Non ho letto il suo libro, ma ho visto il film che Garrone ne ha tratto pochi giorni fa.
Ho letto gli articoli che Saviano ha scritto recentemente, sui Casalesi, sui ragazzi protagonisti del film bocciati a scuola.
Il rammarico vine vedendo lo stress vincere uno scrittore che sembrava deciso a non lasciarsi intimidire. La tristezza perché la sua non é una fuga ma una voglia di normalità. È possibile insomma, che fare bene e onestamente il proprio mestiere per gli scrittori, i giornalisti, i magistrati e persino gli imprenditori, vuol dire dover cimentarsi in una prova di resistenza contro tutto e tutti, come se gli anormali fossero loro?
Quelli che scirvono la verità? Quelli che non pagano il pizzo?
Se ci fossi io, lì. Non vorrei andamrene pure io, per uscire dall'inferno?
Perchè questo è il mio paese. L'inferno. Che può essere persino attraente, o meglio, ammorbante (come Whitechapel in From Hell)."
Il tempo è denaro, ma il denaro non è tempo. L'equazione non è reversibile.
Non puoi metterlo in banca il tempo.
Comunque ora ne ho un po' non lo sto rubando. sono in ufficio e non c'è nulla da fare.
Allora metto qui tutte le bozze di post che non ho mai pubblicato.
Mancano le date.
Come nei nostri programmi di posta elettronica, le cose che vengono prima sono anche le più recenti. seguono i commenti mai pubblicati più vecchi, e si va a ritroso come se questo fosse l'Ultimo nastro di Krapp.
Prima...
C'era tanto tempo fa
"Sono andato al lavoro ascoltando uno strano CD oggi.
È una raccolta compilata da me, si tempi in cui stavo ripulendo il computer da files inutili.
Non ricordo le circostanze, ma credo avessi poco tempo allora, poichè non mi son preso la birga di fare una lista del contenuto sulla copertina.
L'unica scritta, lapidaria, è la seguente: "PATTUME ANNI '80 + CARTONI ANIMATI".
Piuttosto precisa, a essere sincero. Non saprei come meglio classificare Maniac di Giorgio Moroder, Footloose (dal film omonimo), Axel F. di Faltermayer (lo spelling non è accurato, cito a memoria) e la sigla di Magnum P.I. se non pattume anni '80.
Per il resto sono tutte sigle di cartoni animati un po' datate. Con due eccezioni: e il tema da ER (non è pattume) e Stain' Alive dei Bee Gees (non è anni '80).
Non voglio cominciare una delle solite lamentele da nostalgico tipo "Ah, quelle sigle di una volta! Adesso fanno tutte schifo!" perché è noioso e non aggiunge nulla al discorso (comunque le sigle di oggi sono pietose).
Quando i cartoni animati giapponesi erano trasmessi da una serie più o meno varia di emittenti locali, non c'era un'unica filosofia sul come andassero adattati.
Immagino che l'idea di puntare molto sul pubblico femminile, di ammorbidire i toni con sigle innocue e censure più o meno pesanti, di italianizzare o americanizzare i nomi dei protagonisti siano da attribuire in larga parte a quella vecchia volpe di Anna Valeri-Manera, storica adattatrice di serie TV, nonché autrice accreditata di un numero infinito di sigle sui canali berlusconiani.
L'avvento di nuove tecnologie e di mutati gusti musicali da parte di autori, editori e pubblico ha portato a mutare notevolmente lo stile delle cosiddette "sigle".
Non so per quale ragione, ma pare che una volta le sigle fossero tutte scritte da autori musicali molto attenti alle tendenze straniere e sopratutto con
Prima di questo periodo le sigle"
... ancora prima...
Perchè ho paura
"Le promesse non mantenute.
Il mio talento.
Accettare ul destino.
Sono davvero bravo?
Come uso il mio tempo?"
... ancora prima...
Gomorra
"Apprendo con un misto di rammarico, tristezza, ansia e amarezza la notizia che Roberto Saviano pensa di andarsene dall'Italia.
Io non lo sapevo, ma Saviano ha la mia età. Ha 28 anni.
Non ho letto il suo libro, ma ho visto il film che Garrone ne ha tratto pochi giorni fa.
Ho letto gli articoli che Saviano ha scritto recentemente, sui Casalesi, sui ragazzi protagonisti del film bocciati a scuola.
Il rammarico vine vedendo lo stress vincere uno scrittore che sembrava deciso a non lasciarsi intimidire. La tristezza perché la sua non é una fuga ma una voglia di normalità. È possibile insomma, che fare bene e onestamente il proprio mestiere per gli scrittori, i giornalisti, i magistrati e persino gli imprenditori, vuol dire dover cimentarsi in una prova di resistenza contro tutto e tutti, come se gli anormali fossero loro?
Quelli che scirvono la verità? Quelli che non pagano il pizzo?
Se ci fossi io, lì. Non vorrei andamrene pure io, per uscire dall'inferno?
Perchè questo è il mio paese. L'inferno. Che può essere persino attraente, o meglio, ammorbante (come Whitechapel in From Hell)."
Monday, 16 February 2009
Segreti
alla fine si tratta solo di usare il pennello come un pennarello, e di non staccarlo mai dal foglio.
Avere un buon disegno di base ma fregarsene di stare dentro le linee...
o addirittura non avere neanche il disegno alla base ma dei grandi esempi di fronte
Friday, 13 February 2009
Per amore, non tacerò.
Questo scriveva Don Peppino Diana, un sacerdote che avrei misconosciuto se non me lo avesse raccontato Saviano.
Non tacere.
Su Facebook ho avuto un contatto con Salvatore Borsellino, un uomo mite che sarebbe passato inosservato nella storia del nostro paese, non fosse stato imparentato con uno dei più grandi uomini della Storia Repubblicana, il giudice Paolo Borsellino.
Ho scoperto con sorpresa che Salvatore Borsellino ha avuto una reazione simile alla mia (moltiplicata per mille, ne sono certo) alla visione del documentario Excellent Cadavers - In un altro paese di Alexander Stille.
La morte di Paolo borsellino è stata la Nagasaki italiana.
Ma quando nel documentario si rivede la reazione della gente di fronte alla brutalità mafiosa e alla complicità dello Stato ci si commuove, ma si prova anche orgoglio: allora sapevamo indignarci con lo Stato, o meglio coi suoi rappresentanti che si presentavano ipocritamente (non tutti, per carità) ai funerali dei giudici.
Deve essere stato quel sentimento che ha fatto gridare al giovane Giuseppe Gatì a favore di Caselli e del Pool antimafia.
Ho scritto queste riche a Salvatore borsellino e sto lavornado ad una lettera da spedire alle redazioni di giornali stranieri (in verità più attenti alla situazione italiana di questo periodo di quanto non credessi).
Mi consola vedere che due miei amici che stimo molto, Fulvio e Alessandro stiano ultimamente facendosi le stesse domande e stiano risvegliando la stessa indignazione (che a noi Italiani, ci insegn Marco Paolini, dura meno dell'orgasmo).
"Caro Salvatore,
i suoi appelli recenti (che ho potuto ascoltare da internet, visto che risiedo all'estero) mi hanno colpito moltissimo.
Mi interesso da un po' di anni alla storia recente d'Italia e c'è da restare attoniti.
Sia perché sembra di assistere ad una saga criminale, sia perché sembra che il calice della sopportazione pare non colmarsi mai.
Quando, rivedendo le interviste e i filmati, ascolto le parole di suo fratello o di Giovanni Falcone, la loro grandissima dignità, il loro senso civico e del dovere, la loro intelligenza ed eroismo mi spingono sovente ad una sincera commozione.
Nei giorni passati stavo compilando una lettera che vorrei mandare alle redazioni dei giornali stranieri per sollevare l'attenzione della stampa estera, indipendente dai poteri politici italiani.
Tra le altre cose, in questa lettera parlo di Joseph Campbell, uno studioso americano di religioni e mitologia comparata.
Campbell definisce, dal punto divista antropologico e culturale, cosa è un'eroe.
Gli eroi sono figure che compiono un cammino particolare, apparentemente al di sopra delle proprie possibilità, al termine del quale, spesso tramite un sacrificio, guadagnano una ricompensa spirituale.
Alcuni di questi eroi poi non tengono quanto di guadagnato per se stessi, ma portano questa vittoria, questa illuminazione, al proprio popolo.
Per questo popoli diversi hanno eroi diversi. Per i popoli nomadi eroe è chi trovato una terra promessa dove insediarsi. Per gli schiavi eroe è chi, dopo aver lottato per la propria liberazione, è in grado di liberare un intero popolo.
Per questo negli Stati Uniti si celebrano i combattenti della guerra d'indipendenza e da noi i partigiani.
Il sangue versato per un popolo dovrebbe sigillare, marchiare a fuoco l'etica di un'intera nazione. La conquista, materiale, spirituale, civile, viene lasciata in eredità. E al sangue dei propri padri non ci si può sottrarre.
È un'eredità pesante, ma di cui essere fieri.
Lei stesso ha detto che avrebbe ringraziato Dio, se il sacrificio di Paolo fosse servito a dare una nuova vita all'Italia.
Ma troppo spesso ci troviamo a domadare a noi stessi se certi sacrifici non siano stati compiuti invano.
Per questo sono anche io spaventato da chi celebra l'eroe Mangano.
Perché costoro vogliono sovvertire, anzi, spazzare via l'etica fondatrice della Repubblica Italiana e fare dei suoi cittadini un popolo mafioso.
Un popolo che sostituisce ai valori di Libertà, Uguaglianza, Onestà e Dignità, il compromesso, l'omertà, il supruso, la schiavitù pavida.
Io non voglio smettere di sperare e spero di poter fare la mia parte.
Con profondissima stima,
Gianmaria"
Non tacere.
Su Facebook ho avuto un contatto con Salvatore Borsellino, un uomo mite che sarebbe passato inosservato nella storia del nostro paese, non fosse stato imparentato con uno dei più grandi uomini della Storia Repubblicana, il giudice Paolo Borsellino.
Ho scoperto con sorpresa che Salvatore Borsellino ha avuto una reazione simile alla mia (moltiplicata per mille, ne sono certo) alla visione del documentario Excellent Cadavers - In un altro paese di Alexander Stille.
La morte di Paolo borsellino è stata la Nagasaki italiana.
Ma quando nel documentario si rivede la reazione della gente di fronte alla brutalità mafiosa e alla complicità dello Stato ci si commuove, ma si prova anche orgoglio: allora sapevamo indignarci con lo Stato, o meglio coi suoi rappresentanti che si presentavano ipocritamente (non tutti, per carità) ai funerali dei giudici.
Deve essere stato quel sentimento che ha fatto gridare al giovane Giuseppe Gatì a favore di Caselli e del Pool antimafia.
Ho scritto queste riche a Salvatore borsellino e sto lavornado ad una lettera da spedire alle redazioni di giornali stranieri (in verità più attenti alla situazione italiana di questo periodo di quanto non credessi).
Mi consola vedere che due miei amici che stimo molto, Fulvio e Alessandro stiano ultimamente facendosi le stesse domande e stiano risvegliando la stessa indignazione (che a noi Italiani, ci insegn Marco Paolini, dura meno dell'orgasmo).
"Caro Salvatore,
i suoi appelli recenti (che ho potuto ascoltare da internet, visto che risiedo all'estero) mi hanno colpito moltissimo.
Mi interesso da un po' di anni alla storia recente d'Italia e c'è da restare attoniti.
Sia perché sembra di assistere ad una saga criminale, sia perché sembra che il calice della sopportazione pare non colmarsi mai.
Quando, rivedendo le interviste e i filmati, ascolto le parole di suo fratello o di Giovanni Falcone, la loro grandissima dignità, il loro senso civico e del dovere, la loro intelligenza ed eroismo mi spingono sovente ad una sincera commozione.
Nei giorni passati stavo compilando una lettera che vorrei mandare alle redazioni dei giornali stranieri per sollevare l'attenzione della stampa estera, indipendente dai poteri politici italiani.
Tra le altre cose, in questa lettera parlo di Joseph Campbell, uno studioso americano di religioni e mitologia comparata.
Campbell definisce, dal punto divista antropologico e culturale, cosa è un'eroe.
Gli eroi sono figure che compiono un cammino particolare, apparentemente al di sopra delle proprie possibilità, al termine del quale, spesso tramite un sacrificio, guadagnano una ricompensa spirituale.
Alcuni di questi eroi poi non tengono quanto di guadagnato per se stessi, ma portano questa vittoria, questa illuminazione, al proprio popolo.
Per questo popoli diversi hanno eroi diversi. Per i popoli nomadi eroe è chi trovato una terra promessa dove insediarsi. Per gli schiavi eroe è chi, dopo aver lottato per la propria liberazione, è in grado di liberare un intero popolo.
Per questo negli Stati Uniti si celebrano i combattenti della guerra d'indipendenza e da noi i partigiani.
Il sangue versato per un popolo dovrebbe sigillare, marchiare a fuoco l'etica di un'intera nazione. La conquista, materiale, spirituale, civile, viene lasciata in eredità. E al sangue dei propri padri non ci si può sottrarre.
È un'eredità pesante, ma di cui essere fieri.
Lei stesso ha detto che avrebbe ringraziato Dio, se il sacrificio di Paolo fosse servito a dare una nuova vita all'Italia.
Ma troppo spesso ci troviamo a domadare a noi stessi se certi sacrifici non siano stati compiuti invano.
Per questo sono anche io spaventato da chi celebra l'eroe Mangano.
Perché costoro vogliono sovvertire, anzi, spazzare via l'etica fondatrice della Repubblica Italiana e fare dei suoi cittadini un popolo mafioso.
Un popolo che sostituisce ai valori di Libertà, Uguaglianza, Onestà e Dignità, il compromesso, l'omertà, il supruso, la schiavitù pavida.
Io non voglio smettere di sperare e spero di poter fare la mia parte.
Con profondissima stima,
Gianmaria"
Friday, 2 January 2009
Codename VIRGA (part 3)
My project with Peter is going on. Slowly, but still... better than nothing.
this is just a refined sketch, not well-executed enough to be an executive...
I'm still looking for ideas for a green painting in my living room...
maybe I'll work on it tomorrow...
this is just a refined sketch, not well-executed enough to be an executive...
From Down the Guts |
I'm still looking for ideas for a green painting in my living room...
maybe I'll work on it tomorrow...
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