Saturday 5 July 2008

Too much to Download

Eccomi di ritorno.
È mezzanotte e dieci. La mia bellisima moglie dorme spossata da una giornata passata ad autare la sorella maggiore con un trasloco e con la vita.
Decido che guardo troppa TV e troppo internet, che non mi piace il mio lavoro e che voglio fare quello per cui sono nato: disegnare.

Ma comincio con un blog, per parlare bene di internet e della televsione non di meno, ma anche con la promessa di proseguire.
Vi racconterò tutto.
I miei timori, la mia felicità, le me lotte, le me frustrazioni, i miei disegni.

Alessandro mi ringrazia per il regalo.
Non c'è di che, te lo meriti tutto. The Wire è una delle tante serie televisive che hanno dimostrato come questa forma di storytelling si sia raffinata.
In ordine sparso, ecco i titoli che mi hanno convinto che per quanto la TV sia deprecabile nel suo insieme, davvero esistono isole di felicità per gli spettatori:

1. Lost
2. Twin Peaks
3. E.R.
4. The X-Fles
5. Homicide
6. Law and Order
7. Scrubs
8. Six Feet Under
9. The Simpsons
10. Dexter's Lab
(Ma anche The Ali G Show, Malcolm in the Middle, The Animaniacs, Wonder Years, Curb Your Enthusiasm, The Office, Extra's e Coupling, The BATMAN Animated Series, The Justice League).

MAQUANTACACCHIODITIVÙHO GUARDATO!!!!

Maurizio scrive un bel post sui sorprendenti viaggi "back to the future" della memoria che accadono grazie a Facebook. Poco da aggiungere, se non che anche io provo sensazioni simili nel rtrovare vecchie conoscenze. Vi rimando al suo post.

Da oggi cercherò nel piccolo piccolissimo del mio blog di fare un po' di passaparola.
Cose serie e cose frivole

Comincio con le cose frivole.
Internet ha messo a disposizione di chi ha talento numerosi canali per distribuire le proprie opere, ma soprattutto ha incrementato il numero di commentatori di notizie, film, opere musicali o altri siti. Così non c'è più solo la notizia (quando c'è) e il suo commento, ma esiste un proliferare di commenti ai commenti, di video-response, di fanfic e altri orrendi neologismi alla Orwell.

Non so se per invidia, o se per sincera ammirazione, oppure per voglia di partecipare nonostante non si sia in grado di mettere insieme prodotti originali, ma su Youtube molti dei video non sono altro che “omaggi”,sequenze di fotografie accompagnate da una canzone preferita, montaggi (spesso maldestri) di varie sequenze cinematografiche, televisive o youtubiche, pensati per celebrare un campione dello sport, una celebrità, una personalità.

È incredibile quando spesso una clip, anche amatoriale, riesca a generare una sequela inverosimile di epigoni, tributi, rimontaggi, o pallide imitazioni che spesso poco aggiungono all'orignale.

Immagino che, alle volte, dietro ci sia lo spirito giocoso che prendeva me e mio fratello quando giocavamo a Indiana Jones sull'audio dei film originali, o quello che spingeva M. Night Shyalaman a realizzare i suoi primi maldestri filmini, lo stesso spitito di quel gruppo di amici che ha pazientemente ricotruito inquadratura per inquadratura I predatori dell'arca perduta nel giardino di casa, spirito celebrato dall'ultima pellicola di Michel Gondry.

È già più difficile trovare una definizione per quelle rielaborazioni di filmati che a loro volta nascono dal tentativo di decostruire il linguaggio di prodotti come spot, promo televisivi o trailer. Eppure se quello che fa Maccio Capatonda è ancora facile da definire, ma come si definisce chi si rifà a sua volta a quello stile?

Gli studiosi della comunicazione audiovisiva (quelli veri, non articolisti da settimanale o gente come il sottoscritto) ne avranno per molto tempo se vorranno categorizzare ogni tipologia di video. Dal fan-trailer, al mock-up trailer, allo spoof-trailer che quando sono fatti bene aiutano appunto a smontare un determinato linguaggio, ma se fatti male invece rimangono un raro supplizio per chi li guarda.

Un esperimento interessante è stato quello di chi ha rimontato scene di Shining di Stanley Kubrick in modo da farne un trailer da dramma per famiglie, con un vago retrogusto alla Frank Capra.
In realtà l'esperimento non è nuovo, i distributori internazionali hanno spesso alterato il tono del film nelle presentazioni pensate per i mercati esteri.
Joe Dante aveva montato trailer per i film di Fellini, all'epoca portati negli USA da Roger Corman, accentuandone quasi solo gli aspetti più grotteschi, specialmente la presenza di giunoniche donne “deshabillie”.

Non lontani da questo sottogenere, ma qui siamo dalle parti della satira, si collocano i Five Second Movies di “Quel tizio con gli occhiali” (da notare che nell'epoca della celebrità al cubo, si scelga spesso di usare nomi apparentemente privi di connotati).
Queste brevissime clip (di solito una decina di secondi) cercano di condensare interi lungometraggi in pochi istanti, spesso con giustapposizioni comiche, ma usando quasi esclusivamente materiale tratto dal film.
Chiunque conosca Blob di Ghezzi e Giusti non è nuovo a questo genere di operazione, ma qui l'effetto comico è raggiunto prima per sintesi (più stringata la parodia, più divertente il risultato) e successivamente per accumulo (si consiglia la visione di gruppi interi di parodie a raffica una dopo l'altra).
Il "Tizio" in questione è un autore comico molto attivo sulla rete, ha una notevole vis comica e arguzia nelle satire, e si è prodotto in diversi tipi di filmati (consigliate le recensioni del Nostaglia Critic) ma ad oggi la sua idea più riuscita restano questi piccoli film.

Nelle prossime puntate vi parlerò di Random Guy, degli Asylum Street Spankers e molto altro...

Per passare a cose più serie, comincio a postare una serie di filmati di riflessione sul paese dove non vivo più.
Lo faccio perché penso che l'Italia sia morta o comunque votata ad un destino infausto.
Sto rileggendomi L'Eroe dai Mille Volti di Joseph Campbell (scusa Maurizio, l'ho preso io, ne avevo bisogno) e mi rendo conto che l'Italia ha avuto i suoi eroi, ovvero quegli individui che hanno cambiato il destino di un popolo.
Gli eroi di solito sono legati al destino di un popolo e di una terra (motivo per cui Napoleone è per i francesi un leggendario condottiero, mentre per gli inglesi il precursore di Stalin).
Alcuni eroi sono universali, il loro messaggio o il loro contributo non si limita ad un popolo ma diventa un bene per chiunque.
L'eroe si spoglia del proprio io infantile e accetta il proprio destino.
Sono uomini e donne che svolgono il ruolo di scendere per primi agli inferi, rinunciane a se stessi e tornano con la cura.
Non è necessario che un eroe muoia, almeno fisicamente, ma è necessario che lo faccia spiritualmente.
Quando muore fisicamente la parte di ritorno del suo è lasciata in eredità, un eredità impegnativa, ma il seme è stato piantato.

Ecco, io penso che l'Italia sia un paese che non ha però dato frutti dallo spargimento del sangue dei suoi eroi (e sì che non sono stati pochi). E un paese che non sa nascere dal sacrificio dei suoi padri fondatori è un paese morto.

Preso da queste riflessioni amare e disperate un filosofo mi ricorda che uno dei segnali del passaggio all'età adulta è lo sviluppo della capacità di resistere e non soccombere alle frustrazioni. Non battere i pugni al muro, non disperarsi nel momento in cui i nostri sforzi sembrano vani (su questo poi ci sarebbe da aprire un'intero capitolo, ma vi rimando ai post successivi).
Non so bene cosa bisognerebbe fare per il mio Paese, ma condividere la conoscenza e le riflessioni è già un primo passo. C'è una parola che riassume in sè tutta l'opara del mio scrittore preferito: "Awareness", consapevolezza.
Ecco questo è un primo pezzo di consapevolezza storica.