Monday 19 March 2012

Sigà-Sigà - Il diario - Parte 5



Ok, pagina 37 del secondo capitolo, ovvero pagina 62 su un totale di 105.
Sopo la prossima pagina avrò superato la metà.
Non solo: ho i breakdowns di tutte le prossime pagine (salvo forse una decina) compresa una buona parte dei dialoghi.

Eppure è il momento di una pausa.

Francis Ford Coppola suggeriva a un giovane George Lucas di scrivere senza fermarsi e senza paura. Se ci si incaponisce su ogni scena per renderla perfetta prima di passare alla successiva non si finirebbe mai nulla. (1)

L'importante in una prima stesura non è centrare l'obbiettivo in pieno. L'importante è arrivare vivi alla fine.(2)

E poi il mio mantra che da il titolo a questi post (3) non mi chiede nulla di più che una pagina al giorno. Visto che ora ho addirittura i breakdowns, dovrebbe essere tutta discesa no?
No.
Ho infatti paura di stare proseguendo "for the sake of momentum" per citare (male) Aimee Mann.
Momentum non ha una traduzione efficace in italiano, sta a indicare una specie di stato nel quale la creatività e l'impulso a realizzare qualcosa sono maturi. Sapete, quando senti l'ispirazione.

Solo che più che seguire un impulso creativo certo, quello che ti fa sentire troppo lento quando digiti sulla tastiera mentre cerchi di tenere la velocità del treno dei tuoi pensieri, stavo unicamente spingendo il mostro giù per la collina nella speranza di vederlo arrivare a fine corsa.
La cosa mi stava lasciando l'antipatico retrogusto di qualcosa tirato via.

Insomma procedevo per procedere (for the sake...)

Non si può tirare via. D'accordo che c'è sempre modo di rivedere le cose, ma non si possono prendere scorciatoie.

In un intervista il drammaturgo Aaron Sorkin dice (più o meno) che il momento buono per scrivere è quando puoi proseguire senza fermarti a pensare troppo perché ciò che esce dalla tua penna suona giusto.

Mi è allora divenuto chiaro dove si annidano gli ostacoli.

PRIMO - Non conosco tutti i personaggi. Sarà che sono uno sceneggiatore alle prime armi e dunque pigro, ma non credo che per scrivere una storia si debbano conoscere vita, morte e miracoli acnhe dei personaggi che compaiono in una sola vignetta.
Non è un peccato farlo, ma di non scrivere nulla finché non ho trovato una backstory per "Carabiniere 1" la trovo una ridicola scusa (Umberto Eco non la pensa come me, si rileggano le sue Postille a Il Nome della Rosa)
Però è anche vero che non ci si può astenere dal conoscere almeno un po' cosa CERCANO, VOGLIONO o COME REAGISCONO tutti quei personaggi che si vedono in più di due pagine (mi sembra una soglia adeguata).
Per diversi motivi. Da una parte c'è il rischio che il lettore capisca anche solo intuitivamente, che i personaggi siano unicamente funzionali al plot, di conseguenza non credibili. L'esito paradossale è che il plot stesso perde di credibilità.
Non si possono però basa re le motivazioni dei personaggi, le loro reazioni o atteggiamznti unicamente su se stessi (cosa farei IO? come reagieri IO?)
Si finisce con l'avere un cast di replicanti.
Non si può procedere a caso: i personaggi sarebbero schizofrenici.

Dunque bisogna conoscerli almeno un po'. così possiamo immediatamente giudicare se il dialogo o l'azione sono appropriati o no.

Non solo: questo materiale può addirittura fornirci QUALCOSA di cui far parlare i personaggi, in modo da poter arricchire l'affresco di dettagli mentre si fa avanzare la trama.

Chi lo sa, dopo anni di pratica e a patto di avere un ottimo spirito di osservazione, si può scrivere un bellissimo personaggio secondario di getto, confidando solo sui ricordi di persone incontrate, sul proprio umorismo e gusto per le parole, ma non posso assolutamente pensare di essere da quelle parti.

SECONDO - Ora che il telaio è pronto, che so qunte pagine mi servono, quali personaggi e quali scene, è ora di tornare alla documentazione. Non si scappa. Anche anche la documentazione pu`essere usata come scusa per non avventurarsi nel plot, ma un lavoro come il mio (che SI NUTRE di fatti) deve mantenere un piede fermo nella realtà.

Mi piace pensare che almeno un primo OUTLINE, se non una prima stesura, possa fare a meno della documentazione. Che è importante concentrarsi sulla struttura e sul plot, anche per facilitare il lavoro stesso di ricerca, rendendolo più mirato sulle effettive esigenze della storia, PERÒ: ho raggiunto un punto dove la documentazione DEVE farsi sostanza del PLOT, dell'AZIONE e dei DIALOGHI.
Se la documentazione non fosse così necessaria al completamento della sceneggiatura allora la mia storia potrebbe benissimo abientarsi in un altro paese o in un altra epoca. Lo sfondo sarebbe elemento accidentale e finanche trascurabile.

Invece io sto scrivendo questa storia proprio perché DI QUESTO PAESE E DI QUESTA EPOCA.
La ricerca fatta finora si è dimostrata perlomeno sufficente a mettere in campo tutti gli elementi e sostanzialmente TUTTO IL PLOT del primo volume, ma ora tutti quei dettagli o buchi che pensavo di sistemare con una REVISIONE GENERLAE si rivelano ESSNZIALI.

Quindi è ora di rileggere appunti e libri da capo e di compilare le schede dei personaggi che mancano.

A preso.

Note
(1) Questo lo cito a memoria dalla biografia di Goerge Lucas scritta da John Baxter. Non un gran libro, ma almeno nella prima metà assai succoso

(2) Questo lo diceva più o meno Stephen King in IT, ma non trovo la pagina...