Wednesday 5 September 2012

69 Canzoni d'amore




Mi piace ascoltare dischi. Da piccolo mi piaceva sfogliare la collezione di vinili di mio fratello Fabio. Quando ancora non sapevo o non osavo “mettere su” un disco da solo sul costoso giradischi (sempre di mio fratello fabio), mi limitavo a osservare le copertine e fantasticare su che genere di musica poteva esserci dietro.
Le playlist personalizzate non esistevano, anche se era pratica comune creare i cosiddetti mix-tapes, se si amava la varietà bisognava comprare le compilation oppure ascoltare la radio, oppure trovare un baro o una tabaccheria con un Juke-Box (che non erano nemmeno così rari, ora che ci penso)
La porta per la musica per me è stata il cinema. Le memorabili melodie di John Williams per la “santissima trinità” (Guerre Stellari-Indiana Jones- Superman) mi hanno aperto le orecchie come Gesù a un sordo e presto sono diventato un avido ascoltatore di colonne sonore (avidità che col tempo è scemata) e anche questo ha contribuito a convincermi che la musica si ascoltasse ad “album”.
Quando Fabio si procurò il primo lettore CD attorno al 1987 o 88, a parte i riflessi arcobaleno sulla superfice a specchio del supporto , non credetti di essere di fronte a una rivoluzione, anche se passare in rassegna le piccole custodie non era la stessa cosa che sfogliare le grandi copertine dei 33-giri.
Eppure l’aumento dello spazio disponibile su un singolo disco cambiò alcune delle regole del gioco (un 33 -giri conteneva una volta 45 minuti circa di musica, contro i 75 di un CD).
Non posso dirlo con certezza, ma credo che la necessità di “riempire” il CD abbia spinto artisti e produttori a stipare di pezzi modesti degli album altrimenti più solidi e meglio concepiti.
Forse figlio della mia epoca frettolosa, io ho problemi quando un album esaurisce la carica dopo la terza traccia per regalare solo qualche emozione qui e la nei successivi due terzi della sua durata.
Oggi è diverso naturalmente e in fatto di musica POP sono diventato decisamente uno “shuffler”, e mi piace che il mio lettore mp3 salti tra un artista e l’altro liberamente, per evitare l’effetto noia.
Raramente mi capita tra le mani un album che mi piaccia dall’inizio alla fine, un album che alla fine di ogni brano mi faccia pensare: “adesso lo riascolto!” ma poi, mentre l a mano cerca il tasto SKIP BACK ecco che parte la traccia successiva e pensi “Ah, no prima ascolto questa!”
Mi succede con Aqualung dei Jethro Tull, Boys for Pele di Tory Amos, Ten Summoner’s Tales di Sting ad esempio (cover album e colonne sonore sono ovviamente esclusi da questo conteggio).
69 Love Songs dei Magnetic Fields
è uno di questi
Mi fu prestato da Alessandro Ferrari. Credo che lui se lo fosse procurato perché Neil Gaiman ha detto di aver scritto un intero story-arc di Sandman usandolo come sottofondo (al che mi chiedo come diavolo faccia ad ascoltare canzoni mentre scrive).
Ovviamente il titolo mi fece rabbrividire. Se c’è una cosa che mi ha tenuto per anni lontano dalla musica pop è proprio l’inflazione d’amore. Non si può cantare d’altro? (non è l’argomento a fare la differenza, ma l’esecuzione)*
Alcune note storiche da Wikipedia (uindi potrebbe essere tutto falso):
Stephen Merritt se  ne stava seduto in un piano bar gay a Manhattan (e qui ti vien voglia di andare in un piano bar gay di Manhattan solo per dire “Me ne stavo seduto in un piano bar gay a Manhattan") quando il pianista di turno si lanciò in una serie di interpretazioni di canzoni di Stephen Sondheim.
Ascoltandolo, Merritt capì che il musical (o il theatre revue) gli era congeniale e si mise in testa di scrivere cento canzoni d’amore come biglietto da visita. Si sarebbe esibito a teatro con quattro drag queen e il pubblico avrebbe scelto la migliore.
Il progetto però si rivelò fin troppo ambizioso e il cantautore “patteggiò” per 69 (che resta una cifra impressionante) (e credo che lasciò perdere anche l’idea delle drag queen) ma coinvolse la sua band (i Magnetic Fields) nel progetto. La cosa incredibile è che anziché centellinare un tale tesoro e vivere di rendita per i successivi 10 anni, il gruppo si è lanciato nella produzione di un TRIPLE ALBUM.
Considerazioni
I primi ascolti mi convinsero: mi sembrava un campionario di stili, un baule pieno di vecchi costumi, alcuni belli , altri meno. Non aiutava certo il fatto che sembrava registrato nella balera del mio quartiere con i microfoni a venti metri dai musicisti. Ma i lampi di grandezza che coglievo mi hanno spinto ad ascolti ripetuti, complice il fatto che dopo essermi copiato i CD, avevo restituito l’album ad Alessandro senza però aver copiato i titoli dei brani: non sapendo dove avrei ritrovato il brano che mi piaceva ero un po’ costretto a riascoltare tutto.
Poco alla volta la freschezza dei testi e la non comune vena melodica di Merritt, mi hanno conquistato e mi sono reso conto del prodigioso risultato.
Fa quasi incazzare ascoltare come il gruppo si sia sbizzarrito e “sprechi” per così dire idee sublimi, una dopo l’altra. L’album è prodotto in modo quasi spartano, gli arrangiamenti sono a volte più elaborati a volte molto semplici, anche se vivacizzati dalla performance divertita dei musicisti.
Non riesco a non pensare ogni volta che una tale miniera di melodie, testi e idee si meritava arrangiamenti più rigogliosi e un suono migliore.
O forse parte del fascino di questo album sta proprio nella sensazione che si ha di assistere a un esercizio di stile che non vuole prendersi troppo sul serio.
Non sto qui a fare una classifica dei miei brani preferiti, proprio perché questo è un album bello da ascoltare tutto.

PS: forse sarebbe una bella idea prendere 69 band o artisti di calibro e ri-produrre l’album con un cast “all-star”, lasciando che gli artisti re-interpretino i brani. Un assaggio di ciò che potrebbe diventare lo ascoltate qui (senza farmi distrarre dalla romcom)



*E comunque Merrit ha detto:  "69 Love Songs is not remotely an album about love. It's an album about love songs, which are very far away from anything to do with love".


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