Thursday, 18 August 2011

La sindrome del Milanese

Sono settimane piene di attività.
Ne faccio un breve elenco:
• Preparare due fumetti per due diversi concorsi (fortunatamente avevo del materiale pronto, ma non finito)
• Arredare la camera della piccola in arrivo
• Proseguire il fumetto Prof. Lasson vs. de Weerwolf (titolo provvisorio) con Vitalski
• Preparare una lista di domande e poi porle a diversi consulenti per il progetto “O”
• Produrre alcuni disegni per il progetto Caligari di Fulvio Vanacore.

Ognuna di queste voci richiede che poi io faccia una serie di cose all’atto pratico.
Il mio libro di bozzetti è pieno di scarabocchi che dovrebbero aiutarmi, di fatto ho una mappa mentale di tutto quello che devo fare, il problema è la mancanza di tempo. Ma proprio Fulvio mi metteva in guardia contro la sindrome del Milanese. Si tratta di quello stato di occupazione cronica per cui si continua a dire a tutti che si hanno troppe (o comunque tantissime) cose da fare e che non ci si può mai fermare. Chi sviluppa questo atteggiamento rischia poi nei fatti di combinare poco o niente.
Fulvio non criticava chi ha tante cose da fare, ma chi usa questa nuvola di impegni come schermo per non dover mai fornire alcun risultato. Vuoi fare tante cose? Benissimo, falle! Ma poi non venire a raccontarci che ne hai troppe. A dire il vero credo che Fulvio intendesse (anche) qualcos’altro.
Secondo lui il Milanese con la sindrome in realtà ci gode ad essere sempre così indaffarato. Come se la sua identità fosse solida in proporzione con il numero di impegni sulla propria agenda. C’e una significativa differenza tra l’essere operosi e l’essere oberati.
Quindi faccio voto di essere operoso e di proseguire contento per la mia strada…