Monday 15 March 2010

Come non si compila un libro


Sei un autore comico. Scrivi molto materiale e lo porti in scena dove puoi, da quando ti hanno censurato dalla TV (ma le tue vecchie e nuove esibizioni sono reperibili in rete, ad aver un po' di pazienza per cercare).
Hai aperto un canale di comunicazione con il tuo pubblico via un Blog; gli aggiornamenti sono sporadici ma non disdegni il mezzo, che ti permette di pubblicare interviste, pensieri, parole opere e omissioni.
Tra i numerosi commenti che ti arrivano, scegli di pubblicare solo quelli che ti sembrano interessanti per tutti. Spesso sono dei complimenti al tuo genio.

Poi, con la stessa regolarità avuta negli ultimi anni pubblichi un libro.
E fai una cagata perché:

1) Non è altro che una raccolta di tutto quello che è già stato pubblicato sul tuo blog (e non ti prendi nemmeno la briga di fare un po' di editing, pubblicando interi link internet con tanto di xxv?=lo~index.do finali che magari saranno disattivati prima che il libro sia finito di stampare).
2) Pubblichi i monologhi che hai portato nei teatri per una anno e mezzo. Grazie al cazzo che sono più lunghi perché in scena inevitabilmente tagli, ma almeno le note in calce mettile in calce e non a fine capitolo, oppure ristruttura il testo.
E scrivi in copertina: "Decameron - Monologo integrale"
3)Scegli un font di merda tipo Arial, un'interlinea da mal di testa e poco margine. Così sei sicuro che non somigli a un libro a ma ad una raccolta di articoli scarivati da internet e stampati in casa.

A me piace Daniele Luttazzi, però mi solleva qualche problema.

Ho cominciato a seguirlo molto più assiduamente solo da quando ha aperto il suo blog, in precedenza mi limitavo a seguire le sue apparizioni televisive (ah ah!) e a leggere di sgamo is uoi libri o le rubriche su GQ dagli scaffali di un mio amico.

Reputo che sia un grande autore comico e forse il miglior teorico di satira del Paese(assieme a Dario Fo che grazie al cazzo e un premio Nobel).

Ho ascoltato e riascoltato alcuni suoi interventi pubblici, specialmente quelli su Woody Allen e sulle tecniche di disinformazione: sono delle vere e proprie lectures accademiche che ogni bravo aspirante autore dovrebbe studiarsi (come ho fatto io. Con scarsi risultati)

I suoi rari post su danieleluttazzi.it sono ottimamente argomentati e stimolanti. Da quando ha aperto la palestra di satira centinaia di bravi sutori hanno sopperito alla mancanza di one-liners che è quello che mi aspetto da Luttazzi (per questo Decameron non mi convinse: arrabbiato e studiatissimo, non aveva la freschezza e il divertimento di Tabloid).

Le sue "dispense" in cui educa l'emergente squadra di autori che giornalmente inviano battute sono pure una risorsa formidabile.

Meno falcilmente sopporto di Luttazzi la sua snobberia e la sua, ehm, non trovo la parola... alterigia?
Insomma se la tira un sacco. Non è antipatico, per carità, ma non nasconde la sua cultura, la sua intelligenza e anni di censure lo hanno fatto talmente incazzare che ora non ci sta a schernirsi da solo, così che alla fine ogni sua parola sembra un nuovo mattone del monumento che erige a se stesso.

In soldoni, i miei 17 euro e 50 "La Guerra Civile Fredda" non li vale. Per la stessa cifra potevo scaricarmi due film interi di Moana.
Chi invece ha di meglio da fare che stare su internet tutto il giorno e farsi le pippe su youtube e dovesse essere a digiuno di Luttazzi è probabile che troverà il libro una miniera di intuizioni e battute divertenti.

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