Thursday, 24 September 2009

News on the march

Due giorni fa ho sentito un'intervista buffissima sulla BBC.

In occasione dell'attentato costato la vita a 6 militari italiani a Kabul, i politici dello stivale hanno pronunciato una prevedibile serie di frasi di circostanza annunciando "exit strategies" ma anche "rinnovato impegno nella missione" etc.

Sorpresi da uscite contraddittorie (persino per un paese come il Regno Unito dove i politici cercano sempre di correre sul filo) all'interno della stessa coalizione o addiruttura partito, i giornalisti inglesi hanno chiesto lumi a un senatore PdL.

Riassunta all'osso la conversazione suonava così:

D: "Ma quale è la vostra posizione?"
R: "Restare in Afghanistan, abbiamo un impegno."
D: "È quello che ha detto il vostro ministro degli esteri, ma il presidente del consiglio ha invece detto che vuole portare a casa i vostri soldati al più presto, non vede una contraddizione in questo?"
R: "No."
D: "Berlusconi sta cercando di compiacere gli Italiani con queste dichiarazioni?"
R: "No, perché la nostra politica non la decidono i Talebani. Noi siamo in missione di pace e resteremo. Poi, ovviamente Berlusconi cerca di compiacere gli Italiani dicendo così."

Ok, il senatore forse ha perso la sfumatura del temine "to play to the Italians' sensibility" e ha involotariamente confermato la domanda del giornalista, mentre voleva dire che Berlusconi "tiene conto dei sentimenti degli Italiani". È ridicolo ma in Italia ci dobbiamo accontentare che il senatore parli Inglese (un Inglese un po' infelice quando ha detto che l'Italia ha già perso "20 guys" in Aghanistan, che letteralmente si traduce con "venti tizi").

Les duellants françaises

Sempre dalla BBC news apprendo che in Francia é cominciato il processo che vede l'ex ministro De Villepin imputato di aver dolosamente cercato di discreditare l'attuale presidente Sarkozy, attraverso una trama complicata fatta di conti esteri e altre amenità.
Quegli esagerati dei Francesi lo chiamano "il processo del secolo" e il commentatore inglese affermava che se fosse stata editor per una collana di libri thriller e se un autore gli avesse proposto una trama del genere, lei l'avrebbe sicuramente scartata per il poco realismo.

Dannazione, vuol dire che dovrò rivedere il plot del mio libro!
Parla di un potente tychoon dei media, con un debole per le donne, che costruisce le sue ricchezze grazie ad agganci con la mafia, la massoneria ed ancora tramite un complicatissimo ginepraio di società off-shore che gli garantiscono fondi neri per innaffiare di tangenti il presidente del consiglio. In seguito nemmeno le confessioni o le condanne degli avvocati, dei manager, delle prostitute di questo tychoon o le rivelazioni di collaboratori di giustizia riescono a portarlo in carcere perché nel frattempo ha usato il suo potere mediatico e il fallimento della classe politica che lo ha generato per farsi eleggere primo ministro e fare leggi che gli garantiscono l'immunità.

Altri commenti

È uscito Il Fatto Quotidiano.
È il buon giornale che mi aspettavo. Ci sono ampi margini di miglioramento, ma per essere un giornale fatto da una manciata di persone è davvero ben fatto. La qualità degli articoli ottima. Speriamo duri.

Thursday, 17 September 2009

17 Settembre


Negli ultimi mesi, nelle lunghe ore che passo in macchina spostandomi tra casa e lavoro, sto organizzando molte delle mie idee su alcuni massimi sistemi come la politica e la narrazione.

Fortuna che in mio soccorso, perché è facile impantanarsi nelle paludi ideologiche o lasciarsi portare via da correnti di luoghi comuni, ci sono teste del calibro di Marco Travaglio, Daniele Luttazzi, David Simon o Alan Moore.

Credo di starmi fianlmente formando un punto di vista politico e forse addiruttura una "poetica", che spero possano riflettersi in un progetto che piano piano prende forma nella mia testa.
Ho sempre avuto opinioni, anche politiche. Talvolta anche molto nette, ma mai uno sguardo, come dire, organizzato sul mondo. Una weltanschauung. O perlomeno, non l’ho più avuto da quando ho scelto di abbandonare i dogmi religiosi che prima accettavo.

Do molti pensieri alla situazione e al destino del Bel Paese, ovviamente. Ne sono forse un po’ ossiessionato, ma credo che la ragione sia che lo amo ancora e che non riesco a fregarmene.
Non so, forse parlare di “amore” è sbagliato. “Ossessione” va meglio. Forse se lo amassi veramente non sarei solo preoccupato delle sorti del paese ma farei anche qualcosa.

Comunque, venendo a quello che volevo dire oggi: questo articolo di Giorgio Bocca mi ha colpito perché riesce a sintetizzare bene come l'Italia sia passata (e come facilmente anche altri paesi potrenno passare) da una democrazia sostanziale (seppur affetta da una classe politica inadeguata, a volte incapace e spesso diseonesta) ad una democrazia solo apparente.

Certo, resta la Costituzione, ma credo che lo sforzo necessario per risalire la china sarà sovrumano. Anche alla luce della Costituzione.

Una frase di Daniele Luttazzi mi ha colpito, è tratta dalla presentazione del suo ultimo libro: “la popolarità si sostituisce alla legittimazione”.

Io voglio sperare che persino la maggiornaza che è stata fin'ora capace di votare Berlusconi (una maggioranza relativa, non va dimenticato) lo abbia comunque fatto sapendo, anche solo inconsciamente, che il sistema democratico stesso l'avrebbe tutelata.
In altre parole, non credo che molti abbiano votato Berlusconi delegandogli pieni poteri.

È una delle garanzie dei sistemi democratici: ogni 4,5 o 6 anni si consultano i cittadini per sapere a chi volgiono dare il potere.
Questo, certamente, non ha impedito l'ascesa di personaggi dalle totalitaristiche ambizioni che una volta al potere hanno sfruttato la loro popolarità per ribaltare le regole democratiche e auto proclamarsi "imperatori", tuttavia se gli stessi candidati avessero annunciato sin da principio le loro intenzioni non avrebbero goduto di altrettanto consenso.

Noi non presteremmo la nostra macchina a chiunque, né daremmo i nostri figli in mano a sconosciuti, giusto?
Eppure lo facciamo, alle volte diamo le chiavi della nostra auto a sconosciuti o lasciamo i nostri figli in custodia a gente che non abbiamo mai visto.
Recandomi in un ristorante di lusso sono ben lieto di lasciare che il parcheggiatore sistemi la mia auto per me, così come, una volta accertata la bontà di un istituto mi rimetto al giudizio della sua presidenza sulla sceltadei professori che insegneranno matematica a mio figlio, giusto?

Non solo perché ritengo che il preside della scuola o il proprietario del ristorante abbiano fatto le oopportune selezioni per il loro personale, ma anche perché se dovessi essere insoddisfatto del servizio (la mia amacchina mi é restituita con una fregiatura o mio figlio mi racconta che il porfessore è sempre assente) potrò sempre decidere di non andare più al tal ristorante o di cambiare scuola.

E se il parcheggiatore dovesse rivelarsi un ladro d'auto o il professore un pedofilo, so che la struttura sarà punibile.

Diversamente, se un amico dovesse chiedermi un'auto per un favore privato, ecco che giustamente mi pongo qualche scrupolo in più. Se il mio migliore amico ha appena avuto al propria auto confiscata per eccesso di velocità in stato di ebrbrezza, ecco, forse al mia auto non gliela presto. Allo stesso modo scrutinerò attentamente il curriculum di una potenziale baby sitter chiedendo referenze o persino certicficato penale prima di lasciarla sola con i miei figli.

Godere della temporanea fiducia di un elettore non vuol dire aver il permesso di fare tutto, anzi: vuol dire eseguire attentamente quanto è da noi richiesto nel rispetto di quelle regole grazie alle quali l'elettore si è sentito fiducioso nell'eleggermi.

Mi pare un discorso ovvio, ma persino l'ovvio è oggi materia di dibattito.

Friday, 11 September 2009

Monday, 7 September 2009

Luttazziadi 2



Spero che il faccione qui sopra vi spaventi a dovere (il perché abbia voluto ritrarre il losco figuro è uno di quei misteri che prometto di spiegare senza poi farlo).

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Frecce tricolore su Tripoli. In onore della Libia gli aerei erano guidati da piloti in avanzato stato di decomposizione.