Friday, 12 December 2008

Dreams of Long Ago

Quella per il cinema è stata la prima musica che ho amato. Tra le prime parole che ho imparato a pronunciare ci sono sicuramente "John" e "Williams".
A onore di questo gigante musicale devo dire che non fosse stato per lui non avrei mai avvicinato la musica classica. Ho scoperto Dvorak prima degli U2.
La ricchezza delle partiture williamsiane è tale che difficilmente si può avere al stessa soddisfazione ascoltando una rock band con chitarra-basso-batteria.

Uscendo dal mondo delle colonne sonore i primi compositori a cui mi sono avvicinato sono stati i tardo-romantici o post-romantici a cavallo tra il XIX eil XX secolo, tra cui tanti russi e francesi: Prokov'ef, Rimsky-Korsakov, Ravel, Mussorgski, Debussy e da loro a Gershwin il passo è stato breve.
Gershwin ha poi aperto il ponte attraverso il quale sarei approdato alla musica leggera.

C'è un CD: The Grory of Gershwin, in cui una collezione di grandi interpreti (si va da Lisa Stansfield a Elvis Costello a Sting) si cimenta con alcuni standard del maestro statunitense.

Questo CD mi fa sempre pensare a Natale. Un po' perchè la musica anni '30 con archi e fiati mi fa sempre questo effetto, un po' perchè questo CD lo scoprii un dicembre di tanti anni fa.

Il disco si chiude con un'arrangiamento per armonica e orchestra della Rapsodia in Blu, curato da George Martin e eseguito da Larry Adler, storico armonicista amico di Gershwin.
L'arrangiamento pare piuttosto lento se paragonato ad altre ben più energiche versioni, mancano quasi tutte le cadenze e assoli di painoforte (da ricordare che Gershwin scrisse la partitura per piano e ensmble jazz e fu solo dopo adattata da altri per orchestra), ma nonostante questo resta un'esecuzione straordinaria, soprattutto grazie ai virtuosismi di Adler.

In questa versione la musica oltretutto pare davvero raccontare una storia.
Devono essere stati gli accordi suonati dai tromboni nelle prime battute, o il fatto che in alcuni punti l'armonica suona davvero come se fosse le eliche di un biplano, sta di fatto che sin dai primi ascolti questo pezzo si é disegnato nella mia testa come una sequenza di immagini, come un film in cui un aeroplano non vuole partire, poi si decide, poi vola e infine sembra ancora voler precipitare...

Con quest'idea in testa ho ascoltato il pezzo e cominciato a fare piccoli disegni poi organizzati in una serie di Storyboard, nella spernaza un giorno di farne un film.

I disegni sono rimasti con me per anni, dieci anni fino a che un piccolo programmino installato di default nel computer comprato mesi fa non mi ha dato modo di mettere insieme un piccolo filmino basato sui miei sotryboard.

I disegni sono terribili (penso di poter affermare di essere migliorato da allora) ma lo dovevo a quel ragazzo che dieci anni fa si mise pazientemente al tavolo da disegno per giorni.

La seconda metà del filmato è nella mia testa. Spero di poternal disegnare presto e di finire il mio film un giorno.

Saturday, 6 December 2008

Waltz with Bashir

Noi tutti abbiamo un mondo ideale. Un mondo dove non ci ammaliamo, dove trviamo sempre la soluzione per ogn problema, dove siamo sempre pettinati benissimo, dove Berlusconi non è presidente del consiglio e dove Orson Welles ha vinto una mezza dozzina di Oscar.

Basta alzarsi dal letto la mattina però, vedere che qualcuno non ha fatto partire la lavastoviglie la sera prima e che non ci sono bicchieri pulti per versarsi del latte, per capire che non ci viviamo.

Capita però che ogni tanto il cacello di questo mondo ideale si apra per fare uscire qualcosa.
È quella giacca che hai trovato in saldo e che è esattamente come la volevi; è il cielo terso la domenica che avevi deciso di prendere la decappottabile.

Watz with Bashir
sembra uscito dal mio mondo ideale, dove i film di animazione osano raccontare tutte le storie.

Ari Folman è un disegnatore israeliano che a deciso di raccontare la sua esperienza nel Libano in guerra degli anni '80 con l'animazione.
La scelta è geniale. Come posso raccontare una storia vera, senza ricorrere alla fiction, senza dover mettere in scena il passato con attori e set?
Come posso usare le facce e le voci delle persone veramete coinvolte, fare un documentario insomma, senza dover però ricorrere alle immagni di repertorio?

Come faccio un "diretta sulla memoria" (come la chiamerebbe Marco Paolni)?

Io lo avrei fatto a fumetti, forse il teatro di narrazione era un altro modo.
Ma l'idea di farlo con i disegni animati va oltre alla mia povera immaginazione ed è ovviamente quella giusta.

Dovendo dare in poche parole un'idea di a cosa somiglia in film, mi verrebbe da dire Apocalypse Now, diretto da Mamoru Oshi, ambientato nel Mediterraneo (con qualcosa di Munich).

È una descrizione ridicola e ingiusta, ma l'unica che userei dovendo dare dei riferimenti cnematografici a chi il film non lo ha visto.

Per fortuna c'è anche questo trailer che rende molto meglio l'idea. Da vedere.